C’è chi (Altero Matteoli di Forza Italia) è ricorso all’immancabile quanto ammuffita metafora calcistica “dell’intervento a gamba tesa”, nel commentare le dichiarazioni dell’ambasciatore americano in Italia in favore del sì al referendum costituzionale.
L’atto di presunta ingerenza negli affari nostri non poteva infatti che provocare la consueta e puntuale levata di scudi dell’opposizione, che ha per l’occasione sopravvalutato - chissà quanto involontariamente - il potere d’influenza sull’opinione pubblica italiana della presa di posizione filo-renziana d’oltreoceano.
Infatti, in un paese a sovranità limitata dal dopoguerra ad oggi come il nostro l’ingerenza esterna è avvenuta, e con successo, in forme ben diverse da quella di un pubblico endorsement esterno che, in quanto tale, lascia solo il tempo che trova. Anzi, si può ben dire che uscite del genere, casomai avessero davvero efficacia, proprio in Italia potrebbero sortire soltanto l’effetto contrario, grazie al diffuso anti-americanismo d’ordinanza e a prescindere - di destra come di sinistra, passando per il Vaticano- , da sempre a caccia di utili pretesti per alimentare una certa retorica del risentimento.
Basta buttare un occhio al curriculum degli scandalizzati della prima ora, per avere conferma e capire quanto le reazioni alle parole dell’ambasciatore Phillips siano state strumentali e sostanzialmente scontate. Come scontata e al limite dell’ovvietà è arrivata la sottolineatura quirinalizia di Mattarella, a chiusura dell’incidente diplomatico: “La sovranità è degli elettori”! Amen.
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