Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

23/11/24 ore

Che cosa succede oggi in Europa?


  • Silvio Pergameno

"Che cosa succede oggi in Europa?" Non vuol essere un interrogativo retorico, non vuol esserlo di fronte ai tanti fatti che accadono e ai problemi che emergono, di fronte alla Brexit, alle difficoltà - per la prima volta in Germania nel secondo dopoguerra - di formare il governo (ma in Belgio ci hanno messo un anno e in Olanda sette mesi…), alle difficoltà per il Partito democratico in Italia e per le socialdemocrazie in genere in tutto il continente...

 

E ancora, alle difficoltà per Renzi che - nonostante un’apparente sicurezza e fiducia nell’esito della consultazione nazionale la prossima primavera - certamente i suoi problemi ce l’ha, o di fronte alla tentata secessione della Catalogna e a quanto è successo anni fa nei Balcani, o alle posizioni di paesi del c.d.Gruppo di Visegrad Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria) sulle politiche di accoglienza dei migranti…e chi più ne ha più ne metta. E poi chissà perché Matteo Renzi, nel bel mezzo delle controversie con la sinistra alla sua sinistra vola a Parigi a parlare con Macron, che considera l’esempio da imitare in Italia…

 

Il quadro che questa situazione, tutt’altro che lineare, sembra comunque possa essere sinteticamente descritto come un processo in corso, con i suoi alti e bassi, legati alla presenza di ventisette stati, ognuno con i suoi problemi, immediati e di lunga portata, ma sicuramente con un passato (un enorme passato) sicuramente comune, del quale soprattutto non si individuano (o non si vuole individuare) i valori maggiormente rilevanti in un mondo nuovo, perchè ormai globalizzato.

 

E in questo ordine di idee mi sembra molto utile ricordare l’intervista - che “Repubblica” ha pubblicato ieri - a Jurgen Habermas (uno dei principali esponenti della “Scuola di Francoforte”), nella quale il grande intellettuale tedesco si dichiara non particolarmente preoccupato per le difficoltà di formazione del governo a Berlino, prevede necessariamente un nuovo incarico ad Angela Merkel, non dà troppo peso all’ “Alternativa per la Germania”, il movimento populista tedesco che ha raggiunto il 13 % alle recenti elezioni.

 

Habermas è sempre stato per un’Unione Europea sempre più avanzata ed è convinto della profondità della scelta democratica della Germania dopo la seconda sconfitta, un processo nel quale proprio la “Scuola di Francoforte” ha avuto un ruolo fondamentale; e come indicazione politica alla Germania per uscire dall’impasse nella scelta del nuovo governo, suggerisce uno sforzo ai socialdemocratici per tornare a una coalizione con Angela Merkel, per un nuovo governo nel quale il loro ruolo potrebbe essere molto maggiore di prima.

 

Anche perché (e riprendo qui dall’ intervista) “se rimanesse all’opposizione, l’ SPD potrebbe esser tentata dal volersi differenziare…svoltando verso un nazionalismo di sinistra che… è limitato in un’ottusa chiave nazionale. Queste persone non riescono a capire che le cause delle crescenti disuguaglianze sociali nei nostri paesi oggi si possono combattere solo a livello globale. E questo è possibile solo con un’Unione europea capace di agire a livello politico.”

 

E tempo addietro, ricorda l’intervistatore, Habermas aveva criticato le timidezze di Angela Merkel in materia e elogiato Macron per ”la sonora chiamata europeista”. In effetti Macron ha ripreso la strada del riproporre al livello europeo i problemi ormai al di là delle possibilità degli stati europei, a cominciare proprio dalla difesa e dalla sicurezza, cioè dal punto nel quale l’assemblea Nazionale di Parigi aveva mutato il clima favorevole al processo di integrazione, bocciando – nell’agosto 1954 - la Comunità Europea di Difesa, proprio in nome “Francia” e della sua sovranità.

 

E proprio per questo le nuove integrazioni a livelli europei proposte dal neo-presidente francese rappresentano una svolta di rilievo, perché la Francia resta sempre il paese politicamente più importante al livello del continente - nonostante la potenza economica tedesca… ora in particolare che la Gran Bretagna è uscita dall’Unione (che del resto concepiva solo come un mercato comune, ma senza rilevanze al livello politico).

 

La strada dell’attacco diretto alle sovranità nazionali non è stata mai produttiva ai fini dell’avanzamento nel processo di unificazione. I tentativi di varare una costituzione europea (come quello di Giuliano Amato e di Valéry Giscard d’Estaing) sono stati bocciati – infatti - da referendum in Francia e in Olanda e si sono risolti in un danno per il processo di unificazione.

 

 


Aggiungi commento