Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

23/12/24 ore

Il ‘modello Cina’ nei nostri media


  • Roberto Granese

The China Study è un noto libro del nutrizionista Campbell definito - oltre che una bufala - la “bibbia dei vegani” che ha venduto più di un milione di copie. Pur essendo stato dimostrato ampiamente che le conclusioni del libro non hanno alcun fondamento scientifico la fama ed il giro di denaro attorno alle bislacche teorie di Campbell sono tuttora enormi nel mondo…

 

Come dire racconta una buona storia, mettici dentro paura, speranza, ricette semplici, morte e nemici identificabili ed il mondo ti seguirà!

 

È una lezione che i regimi autoritari come i partiti nazional-populisti hanno capito bene e quando il terreno, (il substrato socio-economico e il modello comunicativo imperante) come in questo periodo storico, è così fecondo, raggiungono risultati insperabili.

 

In questi giorni di pandemia il forzato isolamento mette a dura prova la tenuta dei sistemi paese in tutti i modi possibili facendo venir fuori mano mano che il rumore di fondo e l’inquinamento dell’aria si abbassano, i limiti mostruosi delle democrazie fittizie, dei sistemi fintamente liberali, delle autarchie travestite da democrazie, delle istituzioni internazionali quantomeno poco efficaci e a volte forse anche dannose, degli accordi internazionali che privilegiano l’economia rispetto ai diritti, delle politiche industriali ed economiche che accentrano le produzioni di beni essenziali in pochi paesi, della globalizzazione economica senza la globalizzazione dei diritti, delle federazioni di paesi che di federale e federato hanno poco o nulla, dell’informazione che non informa ma prescrive e del web che gioca ad avvicinare le persone ed in realtà le allontana. 

 

Mentre le persone chiuse in casa forzano e logorano rapporti umani oltre che impoverirsi economicamente quanto psicologicamente, la falsa e puzzolente retorica inonda l’etere e riesce, come non mai, a raggiungere tutti, sempre ed in modo devastantemente pervasivo ed unilaterale.

 

Se abbiamo già evidenziato come, specialmente nel nostro paese, il mezzo televisivo rimaneva la più diffusa fonte di informazione delle persone, la diffusione del virus e delle relative contromisure hanno mutato geneticamente il modello di diffusione dell’informazione rendendolo puramente simile ad una macchina di propaganda di un regime totalitario, dopo il virus e gli aiuti pare che il tanto apprezzato regime cinese ci abbia donato anche altro… 

 

Assistiamo in questi giorni ad un canale unico di comunicazioni ufficiale che ci racconta il mondo là fuori, ci dice cosa è giusto e cosa è sbagliato, uccide e/o delegittima qualsiasi posizione non in linea con il “racconto” e con una copertura mai così grande, ci spiega chi a torto e chi ha ragione, chi è buono e chi è cattivo, chi è nobile e chi è vigliacco, chi è vittima e chi è assassino… il tutto condito da una massiccia dose di paura, che è sempre utile a “convincere” le persone. 

 

L’eliminazione di un contraddittorio che non sia una ottusa polemica, la derubricazione allo stesso livello delle bufale complottiste che girano su whatsapp di ogni posizione critica, la comunicazione sempre e comunque mediata (leggi moderata), la presunta unità nazionale che trasforma in “nemico della patria” per dirla con Carlo Gérard o, se vogliamo dirla con Ibsen “nemico del popolo”-  che fa anche più “repubblica popolare” dato che la tendenza è quella - chiunque esprima una posizione di ragionato dissenso sono gli ingredienti finali di questo cocktail mortale che uccide la nostra democrazia mai nata ogni giorno di più.

 

Forse potremmo concederci un off-topic in conclusione di questa brevissima riflessione, un off-topic relativo perché comunque rimane, in un certo modo, un corollario a quanto detto. 

 

Oggi si parla del passaggio successivo della lotta al virus cioè il far passare in questo momento di indubbia necessità uno strumento utile ( sempre nel rispetto della privacy) per mappare il movimenti delle persone in modo da monitorare i possibili contagi: se volessimo fare complottismo distopico si potrebbe aggiungere che una tale struttura con l’aggiunta del riconoscimento facciale non potrebbe forse essere meglio utilizzata in futuro ( come dall’esperienza cinese) per identificare chi può essere nocivo per la collettività in quanto individuo non allineato?

 

E, per fare un ulteriore volo di fantasia, se potessimo profilandolo, tramite un corretto utilizzo dei dati raccolti in rete a dovere, riuscire ad individuare questo individuo prima che compia un comportamento antisociale e fermarlo? La Precrimine di un noto racconto di Dick è sempre più reale… ma forse - e dico forse - anche quella, come il virus, arriverà prima in Cina.

 

 


Aggiungi commento