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12/10/24 ore

L’angoscia dei partiti per Draghi al Quirinale. Agenda storico-politica (3)


  • Luigi O. Rintallo

Nelle ultime settimane, in vista del voto per la Presidenza della Repubblica, si è registrata una generale convergenza tra i soggetti politici per mantenere Mario Draghi a Palazzo Chigi ed evitare un suo trasloco al Quirinale.

 

Inizialmente si era pronunciato in tal senso soltanto il PD, ma in seguito anche il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, con il silenzio (assenso?) della Lega, ha esplicitato l’opportunità di non interrompere l’esperienza governativa dell’ex presidente della BCE.

 

Anche gli imprevisti avvicinamenti tra la presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, e il segretario del PD, Enrico Letta, circa l’eventualità di anticipare il voto politico hanno più le sembianze di cortine fumogene che non quelle di un convinto sostegno alla candidatura di Draghi, che da parte loro i 5Stelle temono proprio perché potrebbe comportare il ritorno alle urne.

 

In definitiva, sinora non pare delinearsi la possibilità – auspicata forse dal diretto interessato – di costituire una maggioranza tale da garantire l’elezione dell’attuale presidente del Consiglio al primo scrutinio dei grandi elettori del Capo dello Stato, così com’era avvenuto per un altro candidato al Colle proveniente da Banca d’Italia: Carlo Azeglio Ciampi.

 

Evidentemente la presenza di Mario Draghi al Quirinale è interpretata come un rischio dai partiti, che in questo modo però dimostrano di essere accomunati da una identica preoccupazione di conservare lo status quo.

 

In particolare è il PD, perno di un establishment sempre meno rispondente all’interesse collettivo e coincidente piuttosto con la tutela di apparati burocratico-corporativi di stampo restaurativo e parassitario, ad avere l’esigenza di scongiurare la salita di una personalità dotata di autonomia e troppo svincolata dai condizionamenti interni. 

 

La strada che sembra volersi intraprendere è pertanto all’opposto di quella che indicano, invece, Lodovico Festa e Giulio Sapelli nel loro saggio Draghi o il caos. La grande disgregazione: l’Italia ha una via d’uscita? (Guerini e associati; 2021). Al contrario di quanti vi paventano una supremazia tecnocratica, per i due autori l’elezione a Presidente della Repubblica di Mario Draghi sarebbe un modo per dare una nuova chance alla politica di riprendere il ruolo che gli spetta e, finalmente, sottrarla alla subalternità delle forze di conservazione che nel Paese hanno favorito il processo di disgregazione in atto da quasi un trentennio.

 

“Senza rinascita dei partiti – scrivono Festa e Sapelli – la democrazia italiana non ha futuro, ma oggi non è semplice immaginare come potranno rinascere i partiti senza un Quirinale draghiano”. Una rinascita è possibile soltanto se ci si discosta in modo deciso dalla tentazione di mantenere l’Italia in una sorta di commissariamento, prescindendo da un’ampia legittimazione democratica dei futuri governi della Repubblica. Per questo a Draghi, secondo gli autori, spetterebbe il compito dal Quirinale di facilitare un percorso volto a ripristinare le condizioni basilari del processo democratico.

 

Ripiombando nella logica che mosse alla formazione del governo Monti, e cioè del premier mandatario dei compiti imposti dal duopolio franco-tedesco, non si renderebbe un buon servizio nemmeno al disegno strategico di superare la dialettica degli egoismi che ha sinora soffocato l’Europa. Nella veste di presidente della Repubblica – continuano Festa e Sapelli – Draghi potrebbe essere determinante anche nel dare nuovo vigore a una “capacità di iniziativa” che, potenzialmente, farebbe da presupposto per una doppia riforma: quella dello Stato italiano e quella della stessa Unione Europea.

 

Questo tipo di considerazioni appaiono molto lontane dalla sensibilità dell’attuale classe politica nel suo insieme. A meno di due mesi dall’inizio delle votazioni per il Capo dello Stato, i partiti sembrano sempre più protesi a perseguire tatticismi di piccolo cabotaggio e meno che mai a concentrarsi su una prospettiva strategica che affronti una volta per tutte i nodi irrisolti dalla transizione iniziata con la fine dell’ordine mondiale di Jalta, che aveva plasmato le nostre istituzioni rappresentative e di governo.

 

Il libro Draghi o il caos esorta a guardare oltre gli orizzonti limitati degli interessi di bottega, individuando nella riconquista di uno spazio da parte della politica il solo modo per ridare al Paese quella coesione destrutturata da decenni di retorica e di dissimulazioni all’insegna dell’anti-politica.

 

Verso l’elezione del Presidente della Repubblica. Agenda storico-politica (1) di L.O.R.

- Il caso Leone: quando il presidente è un ostacolo per il partito del Quirinale. Agenda storico-politica (2) di L.O.R.

 

 


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