13/12/25 ore

Putin ha vinto sul campo di battaglia? È una balla! Conversazione con Francesco Sisci di Geppi Rippa



“Nel 2026 l’Unione Europea rischia più un indebolimento della protezione degli Stati Uniti che uno scontro con la Russia - scrive su Huffpost Italia Angela Mauro -.  È il risultato dello studio condotto dal Robert Schuman Centre for Advanced Studies. Si chiama “Rischi globali per l’Ue” (Risk-Eu) ed è un’indagine basata su interviste a 500 esperti di diverse istituzioni, progettata per quantificare la percezione delle minacce alla sicurezza dell'Unione Europea legate ai conflitti…”.

 

“Una percezione ricorrente nel dibattito politico italiano è quella che il “nocciolo duro” del putinismo si concentra tra gli adulti di mezza età, in particolare tra i 45 e i 60 anni: la cosiddetta Generazione X - è quanto scrive Andrea Molle, professore associato presso la Chapman University (Orange, California) dove insegna Relazioni Internazionali, Teoria dei Giochi e Metodi per la Ricerca -. È un ritratto che emerge nei talk show, nei social network, nel flusso quotidiano delle opinioni sulla guerra in Ucraina. Ma questa impressione poggia davvero su fondamenti empirici? E cosa distingue davvero le generazioni italiane nella lettura del conflitto russo-ucraino, e più nell’approccio alle relazioni internazionali?…”

 

“ … La fascia 45-60 anni è il nocciolo duro del putinismo nostrano? Certamente è la più esposta e permeabile a una retorica antioccidentale che, nell’Italia del post-2008, si è tradotta spesso in simpatia per i rivali geopolitici degli Usa…”. 

 

In un suo articolo su Appia Institute, il centro studi che ha fondato e dirige, Francesco Sisci, sinologo, analista politico, giornalista scrive: “… Qualcuno in America potrebbe voler salvare la Russia da se stessa, e giustamente. Ma l'accordo attuale non fa che peggiorare la situazione… Ci sono pochi modi per dirlo: il presidente russo Vladimir Putin non ha vinto sul campo di battaglia. Non ha conquistato l'Ucraina, non ne ha rovesciato i leader né ha conquistato tutto il Donbass, come aveva promesso. Se avesse raggiunto questi obiettivi, perché non tiene una parata della vittoria a Mosca con Zelenskyy e i suoi seguaci incatenati dietro di lui? Perché la guerra continua ancora? Perché le vittime russe continuano – circa 1.000 al giorno – e perché non c'è pace? La risposta chiara e veritiera è che Putin ha perso la guerra e continua a perderla.  

 

La NATO si è rafforzata, i paesi europei si stanno riarmando e l'Ucraina ora ha l'esercito più grande d'Europa e una forte identità nazionale che le mancava quattro anni fa. La Russia ha subito da 1 a 1,5 milioni di vittime, con il 40% della sua economia destinata alle spese belliche. Continua a combattere principalmente grazie all'aiuto di Cina, Iran e Corea del Nord, a dimostrazione dell'estrema debolezza non solo della Russia, ma anche di questa alleanza frammentata.

 

Ora, forse Putin riuscirà a ottenere un accordo che può definire una vittoria, ma ci riuscirà solo grazie all'America, che, contrariamente alle narrazioni filo-russe, sta ora cercando di aiutare Mosca piuttosto che l'Ucraina. È una vittoria che l'amministrazione americana potrebbe concedere alla Russia per motivi personali. 

 

Ma la Russia troverà difficile convincere il suo popolo e il mondo che una vera vittoria è avvenuta. Può raccontare qualsiasi favola voglia, ma i fatti sono chiari: l'Europa e la NATO si sono rafforzate, mentre la Russia si è indebolita persino rispetto ai suoi alleati cinesi e nordcoreani. Il Paese ha subito enormi difficoltà. L'opinione pubblica globale e una stampa libera continueranno a sostenere l'Ucraina, contro la Russia, e a riferire sulla sconfitta di Putin. Persino negli Stati Uniti, nonostante gli sforzi dell'amministrazione, l'opinione pubblica rimane contraria alla Russia. Questo è un sentimento profondo che non può essere cambiato da un giorno all'altro modificando qualche post sui social media. 

 

In un accordo di pace in queste circostanze - sottolinea ancora Sisci -, Putin potrebbe facilmente soccombere dopo qualsiasi accordo, e la Russia si troverebbe ad affrontare una nuova lotta politica interna. Molti ritengono che questa possibilità suggerisca che Putin stia mettendo in scena uno spettacolo, diffondendo confusione e disinformazione. Putin sta annegando e non ci sono modi semplici per salvarlo…”

 

“… Un altro aspetto interessante di questa situazione è la posizione della Cina nei confronti della Russia. Sostiene Mosca, consentendole di dichiarare guerra ma non di vincerla. Pechino assiste Mosca tenendo a mente un chiaro interesse commerciale. Ciò significa che Pechino rimane cauta, pronta a ritirarsi o cambiare rotta se Mosca cambia posizione. Tuttavia, questo approccio funziona solo finché la guerra non si protrae. Con il protrarsi del conflitto, la posizione di Pechino diventa più fragile. La Russia si trova di fronte a una scelta: esaurirsi per pagare Pechino o arrendersi all'Ucraina. Oggi, la scelta sembra gravare negativamente su Pechino. Ma se le vittime russe aumentano e i combattimenti si protraggono, le opinioni potrebbero cambiare. Questa è una preoccupazione sia per Mosca che per Pechino. Attualmente, Mosca e Pechino stanno mantenendo un equilibrio. Ma se i costi per la Russia dovessero diventare troppo elevati, Pechino si troverà di fronte a una decisione difficile: abbandonare Mosca al suo destino, con conseguenze imprevedibili, o aiutare davvero la Russia utilizzando le proprie risorse. Con la sua economia in difficoltà, la decisione di Pechino sarà difficile…”.

 

Nella conversazione che segue in Agenzia Radicale Video, Giuseppe Rippa, direttore di Quaderni Radicali, analizza con il professor Francesco Sisci la drammatica e complessa vicenda della guerra di aggressione russa in Ucraina e i suoi recenti sviluppi incerti e l’impervio percorso per tentare di raggiungere un accordo di pace, su una premessa che è però comune: chi dice che Putin ha vinto sul campo di battaglia dice una balla!

 

- Putin ha vinto sul campo di battaglia? È una balla! Conversazione con Francesco Sisci di Geppi Rippa

(Agenzia Radicale Video)

 

 


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