Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

22/11/24 ore

Rottamazione


  • Silvio Pergameno

Il dato saliente nelle primarie del Partito Democratico è rappresentato non tanto dal livello dei votanti, niente affatto straordinario come la stampa di regime si è affettata a sbandierare lunedì scorso, anche se importante, soprattutto con riguardo ai tempi che corrono.


I votanti sono stati press’a poco quelli della precedente consultazione, meno quindi di quelli delle primarie di Veltroni e soprattutto di quelle di Prodi, con le quali sembra più giusto fare un paragone nella considerazione del fatto che quelle del 25 novembre sono state primarie del centro sinistra e non del solo PD; quelle di Prodi furono primarie dell’Unione e registrarono ben un milione e duecentomila partecipanti in più di quelle attuali.


Si può invece ben ritenere che proprio la contestazione interna promossa nel partito abbia avuto un ruolo nello stimolare le presenze, sia per l’indubitabile sforzo compiuto dal vecchio apparato che si è sentito minacciato, sia per le speranze suscitate in quanti desidererebbero una sinistra italiana più simile a quella europea, che poi è anche un problema nazionale.

 

Il risultato ottenuto da Renzi (al di là dei contenuti specifici della sua proposta) sembra quindi la novità da registrare ed è tutt’altro che da sottovalutare, proprio perché rappresenta la miglior risposta all’astio dimostrato nei suoi confronti da tenaci consociativisti come Rosy Bindi (le cui posizioni sono tra l’altro risultate  perdenti proprio nella sua Toscana, dove i margini di passione politica sono evidentemente sempre vivi) o Franco Marini e può rappresentare un segnale di rilievo per la diaspora socialista e per quanti hanno vissuto male, molto male, la fine violenta dell’esperimento craxiano (una fine che ha giocato, tra l’altro, un ruolo del massimo rilievo nei successi ottenuti da Berlusconi in ben tre elezioni).  

 

Domenica prossima ci sarà il ballottaggio e Renzi rifiuta di darsi per sconfitto, anche se Vendola spera di portare a Bersani altri duecentomila voti; eppure Renzi potrebbe offrire ai seguaci del Presidente della Puglia ben altre prospettive che quelle che si possono sperare da un apparato sclerotico, che anche ai radicali, nel corso della loro storia, ha fatto subire trattamenti di arrogante incomprensione, degni di miglior causa.

 

Il 29 e 30 prossimo ci saranno ancora due giorni di apertura per i cittadini che vogliono partecipare alle primarie; forse non serviranno a molto, ma mio avviso, varrebbe la pena che fossero in molti a profittarne.

 

Una vittoria di Renzi complicherebbe ancora di più le cose per la destra, nella fase del malvissuto tramonto del leader che aveva creato una condizione di sopravvivenza e di dibattito di fronte alle cupe prospettive che si delineavano nel 1994.

 

(disegno da il quotidiano di classe)

 


Aggiungi commento