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23/11/24 ore

Turchia, nuovi scontri e uno sciopero nazionale contro la repressione



“Niente di più che il tentativo di una minoranza di dominare la maggioranza”: così Recep Tayyip Erdogan ha definito le proteste che da oramai due settimane ha portato il suo popolo a scendere in piazza. Dal cuore verde di Istanbul, il Gezi Park, la scintilla del malcontento si è propagata nelle principali città turche e le fiamme della rivolta sembrano essere difficili da domare, nonostante il pugno duro del premier.

 

L'Unione degli avvocati denuncia a gra voce l'uso sproporzionato della forza da parte della polizia: gli agenti continuano a sparare contro i dimostranti antigovernativi cannoni ad acqua con sostanze urticanti e gas lacrimogeni. Secondo la denuncia di alcuni attivisti, le forze governative sarebbero intervenute con i cannoni ad acqua contro un ospedale vicino piazza Taksim, dove si erano rifugiati alcuni manifestanti.

 

Dall'inizio delle proteste, i morti accertati sarebbero 5 mentre sono state ferite almeno 7500 persone, di cui 50 versano in gravi condizioni. Dopo l'ultima notte di scontri a Istanbul 11 e Ankara, inoltre, sarebbe salito a circa 600 il numero delle persone arrestate e molti sono giornalisti.

 

Di questi, fra quelli picchiati e finiti in manette, ci sarebbe anche il fotogrago italiano Daniele Stefanini, 28 anni: ferito alla testa e soccordo da un avvocato dei diritti umani, il ragazzo sarebbe stato trasportato dapprima in ospedale e poi in questura in stato di fermo. Parte della sua attrezzatura è scomparsa.

 

E proprio contro la dura repressione del governo le due principali conferazioni sindacali turche, Disk e Kesk, hanno indetto oggi una giornata di sciopero nazionale che avrà ripercussioni su ospedali, scuole e uffici pubblici di tutto il Paese: “'Il governo dell'Akp ha lanciato un'offensiva contro la nazione, che rifiuta di abbandonare i suoi diritti e la sua libertà portando avanti una resistenza continua - si legge in un comunicato diffuso dai sindacati – La nostra richiesta è che la violenza della polizia cessi immediatamente”.

 

Ma di immediato, dopo l'annuncio dell'astensione dal lavoro di alcune categorie decise a manifestare per una “Turchia più egualitaria, libera e democratica”, c'è stata solo la condanna del ministro degli Interni, Muammer Guler. “C'è la volontà di far scendere la gente in piazza con iniziative illegali come uno sciopero” ha dichiarato Guler ai giornalisti, spiegando poi che le forze dell'ordine “non lo permetteranno”. (F.U.)


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