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23/11/24 ore

Egitto, tutto pronto per il colpo di Stato


  • Livio Rotondo

La situazione egiziana diventa ora dopo ora più calda e instabile. Alle ore 16.30 (ora locale, 15.30 italiane) del 3 luglio è previsto il termine ultimo dell’ultimatum delle 48 ore voluto dalle forze militari egiziane e che ha definitivamente separato la posizione dell’esercito da quella del presidente Mohamed Morsi: a questo, in linea con la posizione dei 'Tamorod', i ribelli, è stato chiesto l’allontanamento dalla carica pubblica.

 

Nonostante questo (o proprio per questo), Morsi ieri è apparso alla Tv di Stato - in queste ore circondata da veicoli blindati e carri armati - e ha ribadito di non voler abbandonare la carica, affermando che “le elezioni egiziane sono state libere e rappresentative della volontà popolare”: “le corruzioni e altre sfide del vecchio regime rimangono, ci vuole tempo nel risolverle” ha dichiarato il presidente, spiegando di operare “sulla base della sola legittimità conferitagli dalla Costituzione” a costo della propria stessa vita.

 

Ma intanto anche il suo gabinetto ha preso le distanze su Twitter dalle dichiarazioni presidenziali, scrivendo di aver deciso di prendere le parti del popolo: ennesima defezione istituzionale da Morsi, dopo quella di tanti portavoce di governo, segretari e ministri.

 

Molto dure invece le parole che si leggono sulla pagina Facebook del Consiglio supremo delle Forze armate, che risponde così alle dichiarazioni presidenziali: “Giuriamo che sacrificheremo anche il nostro sangue per l’Egitto e la sua gente, per difenderla dagli estremisti e dai pazzi”.

 

Così nella giornata di oggi sono scesi in piazza a milioni, i Tamarod, per difendere la loro posizione e far vedere al mondo la loro ferrea volontà di cambiamento, chiedendo (forti dell’appoggio delle Forze armate) alla Guardia Repubblicana di arrestare e processare Morsi, come principale esponente dei Fratelli Musulmani, e il suo gruppo di lavoro.

 

Un muro contro muro che potrebbe così portare ad ulteriori spargimenti di sangue. Intanto durante la notte, prima del discorso del presidente Morsi alla Tv, al Cairo davanti l’università gli scontri hanno portato alla morte 16 persone e almeno 200 sono stati i feriti.

 

Un appello alla moderazione è stato lanciato da Catherine Ashton, alto rappresentante Ue per la politica estera, che ha sottolineato come “lo scontro non può essere una soluzione”, chiedendo poi a tutte le parti coinvolte di raggiungere un accordo in maniera non violenta.


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