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23/11/24 ore

Marò/India, l’eredità velenosa di Giulio Terzi di Sant’Agata


  • Roberto Granese

Se, nonostante la crisi economica, politica e sociale, le performance  dei suoi governanti e il suo posto sempre più periferico nella geopolitica mondiale, questo paese riesce a tenere in un modo o nell’altro, con i suoi duemila miliardi di dollari di PIL nominale, il posto di nona potenza economica mondiale, è altrettanto vero che le sue performance diplomatiche hanno, in un passato più e meno recente, lasciato indubbiamente a desiderare come è vero che il sistema informativo è, come al solito, distorto, parziale, disutile e forza la realtà per utilizzare défaillances vere o presunte come armi di disinformazione di massa e strumenti beceri di lotta che è difficilmente definibile come politica.

 

Un chiaro esempio di questa storia è la gestione della vicenda dei marò, le sue implicazioni politiche e la risposta della stampa nostrana all’evolversi della vicenda.

 

Non volendo soffermarci sui fatti già analizzati su queste pagine gli spunti rimangono comunque molti: L’India ha un quadro politico particolare e, per certi versi, assimilabile al nostro; un grande partito in cui confluiscono idee di varia origine, un partito nazionalista e conservatore e moti di populismo e antipolitica. Le imminenti elezioni sono il terreno fertile su cui questioni di autorappresentazione di potere sul piano internazionale crescono intricandosi e rendendo facili risoluzioni obiettivamente difficili. Queste precondizioni insieme alla gestione del problema del precedente governo rendono la questione anche più spinosa.

 

L’ex Ministro Terzi, in quota Fini nel governo tecnico di Monti è stato l’ultimo disastroso contributo che l’ex presidente della Camera, ex ministro degli esteri e ex un-sacco-di-altre-cose ha dato al Paese; definito da qualcuno addirittura il peggiore ministro degli esteri della Repubblica è stato anche l’organizzatore del viaggio in Israele (in cui era ambasciatore all’epoca) in cui lo stesso Fini ripudiò ufficialmente il Fascismo e da pupillo di Almirante mutò in reggicoda di Berlusconi e poi in leader della triste quanto breve esperienza di FLI.

 

La “gestione” della vicenda dei marò da parte di Terzi creò le precondizioni della situazione attuale per cui il ministro Bonino viene crocifisso un giorno sì e l’altro pure dalla stampa che trova in lei anche un facile bersaglio poiché priva di una copertura politica forte.

 

Lo stesso Terzi, dopo essersi dato alla fuga e serenamente privo di ogni responsabilità, tuona oggi dalle pagine del quotidiano Il Mattino con la faccia da “l’avevo detto io” tutta colpa di Monti che li ha voluti rimandare indietro: “L’Italia convochi immediatamente il Consiglio di Sicurezza dell’ONU”.

 

Già, e mentre i ministri indiani si incontrano per decidere se trattare come pirati i nostri militari che, guarda caso, conducevano un azione antipirateria al momento dell’accidente che  ha provocato il loro arresto, la stampa, specie quella riconducibile all’area della destra becera e populista berlusc-alfan-grillina carica i mortai e spara vagonate di residuo organico su Governo e Farnesina.

 

Libero Quotidiano nei suoi brillanti esercizi di stile parla di “sovranità nazionale massacrata”, “veleno antimilitarista”, “vulgata antipatriottica”, “imbroglioni” “castello di bugie”, “il ministro degli Esteri Giulio Terzi si è dimesso nel marzo del 2013 con un discorso nobile e allarmato in Parlamento”, “Li abbiamo estradati di fatto”, “il disinteresse palese del ministro attuale, Emma Bonino, che ancora ieri non si capisce a che titolo e anche con quale stomaco sproloquiava in conferenza stampa del successo della diplomazia italiana.”; il tutto condito con le “adatte” lettere dei lettori…un successo sicuro.

 

Fermo restando che la genesi e lo sviluppo di questa faccenda viene da un problema politico-gestionale non affrontato come tale e che, indipendentemente dalle responsabilità, la questione è assurdo definirla totalmente trascurata ed ignorata, pare piuttosto ovvio anche che determinate forzature, in amore come in diplomazia, non è detto che funzionino.

 

Nonostante le comprensibili accellerazioni facciamo fare a quel che resta del nostro apparato diplomatico il suo lavoro e speriamo che non si faccia male nessuno.

 

 


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