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23/11/24 ore

Nomine UE, l’è tutto sbagliato l’è tutto da rimandare


  • Ermes Antonucci

I capi di Stato e di governo riuniti ieri a Bruxelles non sono riusciti a trovare un accordo sugli incarichi di vertice delle istituzioni comunitarie ancora da assegnare, in particolare quello di Alto rappresentante per la politica estera dell'Unione, per il quale Matteo Renzi aveva lanciato la candidatura del ministro degli Esteri Federica Mogherini.

 

Prima bruciante sconfitta in campo europeo, dunque, per il premier italiano, che fino all'ultimo aveva provato a far valere, invano, sul tavolo delle trattative, l'exploit ottenuto nelle elezioni dello scorso maggio, quando il Pd si affermò come prima forza nel gruppo dei Socialisti europei. La personalità e la retorica del Telemaco Renzi, stavolta, non hanno attecchito come avvenuto sinora all'interno dei confini nazionali.

 

Alla base della bocciatura di Mogherini vi sono due ordini di ragioni: il primo riguarda il malcontento espresso da almeno una decina di paesi (soprattutto dell'Est Europa, ma non solo) nei confronti della linea eccessivamente filo-russa mostrata fino ad oggi dall'attuale titolare della Farnesina. Un atteggiamento ritenuto inammissibile, soprattutto dopo l'esplosione della crisi ucraina. A complicare la situazione, su questo punto, è giunta anche la stroncatura del Wall Street Journal: "Sarebbe facile liquidare queste preoccupazioni come paranoia Baltica − ha scritto il giornale della City americana −, se non fosse per il fatto che Mogherini ha visitato la Russia non appena l'Italia ha assunto la presidenza dell'Ue, all'inizio del mese, né ha aiutato il fatto che la sua visita abbia indotto l'agenzia di stampa russa Itar-Tass a scrivere un commento ottimista".

 

Ma la seconda, e principale, ragione che ha impedito a Renzi di tornare trionfante a Roma con l'agognata poltrona di "ministro degli Esteri di Bruxelles" è senza dubbio legata all'inesperienza della stessa Mogherini. Ad attaccare su questo tema senza tanti giri di parole è stata la Germania di Angela Merkel, che per bocca di Elmar Brok, presidente della commissione Affari esteri del Parlamento europeo, ha sottolineato che per il ruolo in questione ci sarebbe bisogno "di qualcuno che abbia buona competenza e buona conoscenza in politica estera". Un nein che, peraltro, si è contornato anche di aspetti derisori nei confronti del poco autorevole governo italiano, nel momento in cui lo stesso Brok ha confidato che, rispetto alla Mogherini, "solo il ministro degli Esteri dell'Ungheria ha meno competenze per fare l'Alto rappresentante".

 

Paradossale, alla luce di tutte queste considerazioni, risulta essere la difesa lanciata dalla direttrice dell'Huffington Post Lucia Annunziata in favore di Mogherini. "In merito alla inettitudine dell'attuale ministro degli esteri italiano − scrive Annunziata −, ci fanno ridere le obiezioni sollevate proprio da quel giro di politici centroeuropei e di media anglosassoni che hanno imposto anni fa la più incapace dei Mr Pesc che l'Europa ricordi, la ancora in carica Mrs Ashton". Parafrasando: poiché Ashton era un'inetta, il fatto che anche la Mogherini sia incompetente non rappresenta un motivo sufficiente per impedirle di diventare Alto rappresentante. Una logica alquanto discutibile.

 

Insomma, di fronte al profilo politico e all'incerta esperienza di Mogherini si è assistiti ad una vera e propria levata di scudi di gran parte degli attori europei. Contrastano, dunque, con la realtà delle cose, le parole pronunciate da Renzi a margine del vertice fallito di ieri sera: "In 57 anni l'Italia qui, in questo palazzo, non ha mai posto un veto e non l'ha mai subito. Nemmeno oggi".

 

Di veti alla candidatura italiana, in realtà, come abbiamo visto ce ne sono stati parecchi, ma il ruolo impone a Renzi di indossare una maschera di autorevolezza, nonché di fierezza: "L'Italia chiede rispetto" (che suona un po' come quel "l'Italia deve sbattere i pugni in Europa", espressione tanto mediatica quanto inutile). Il premier, comunque, nel suo desiderio di minimizzare, sembra aver avvertito il colpo: "Siamo venuti qui per un accordo che non c’era, bastava un sms". E invece no, nessun sms: Renzi questa volta, lo schiaffo, l'ha dovuto prendere di persona.

 

 


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