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19/06/25 ore

Conflitto India-Pakistan: conseguenze mondiali drammatiche. Conversazione con Francesco Sisci di Giuseppe Rippa



Nel pomeriggio del 22 aprile 2025, vi è stato un efferato attacco terroristico jihadista a Pahalgam, una popolare destinazione turistica a Jammu Kashmir, in India. I terroristi hanno individuato le loro vittime in base alla loro religione. L'obiettivo principale erano gli uomini indù. In alcuni casi, i terroristi hanno persino spogliato alcune delle loro vittime per accertare la loro religione. Alle vittime è stato anche chiesto di recitare il Kalma, o Shahada, che è la dichiarazione fondamentale di fede nell'Islam.

 

Nell'attacco, almeno 26 persone sono state uccise e molte sono state ferite. I terroristi armati hanno giustiziato le loro vittime sotto la minaccia di una pistola. Le vittime di sesso maschile, che in molti casi sono appena sposati, sono stati giustiziati davanti alle loro famiglie.

 

L'attacco è stato rivendicato dalla Forza di Resistenza (TRF), che è un proxy di Lashkar-e-Taiba (LeT), un'organizzazione salafita jihadista con sede in Pakistan e un'organizzazione terroristica proibita dalle Nazioni Unite. Il TRF e il suo alias Peoples' Anti-Fascist Front (PAFF) sono riconosciuti come un rebranding del LeT per eludere le sanzioni imposte a quest'ultimo. 

 

Questa è stata una pratica standard da parte dell'establishment pakistano per la negazione plausibile per il suo coinvolgimento con entità terroristiche e per salvaguardarle dal controllo internazionale e dalle sanzioni.

 

Il governo indiano ha subito identificato tre potenziali sospetti, e ha ipotizzato un coinvolgimento dell'esercito pakistano nella vicenda. Da quel momento è iniziata la risposta indiana che prima ha coinvolto le diplomazie e gli accordi commerciali, tra cui la sospensione del noto Trattato sulle acque dell'Indo, firmato nel 1960, che permette l'irrigazione necessaria all'agricoltura ai due Paesi. Infine Delhi ha lanciato l'operazione militare antiterroristica “Sindoor”. Almeno 45 le vittime dalla ripresa delle ostilità.

 

Lo scontro tra Pakistan e India, per il quale nelle ultime ore è stato annunciato un accordo da parte del presidente Usa Trump, in seguito a una lunga notte di colloqui, e confermato dai governi di Islamabad e New Delhi resta comunque appeso a un filo. L’intesa infatti violata alcune ore dopo da esplosioni nel Kashmir indiano.

 

Ma ancor di più restano intatte le cause del conflitto che trovano ragioni nella domanda di indipendenza del Balochistan una regione di grande valore strategico, al punto da essere stata oppressa e contesa, in diversi momenti della sua storia, da Iran, Afghanistan e Pakistan. Il popolo Baloch chiede l'indipendenza da oltre mezzo secolo, con tutti i mezzi possibili.

 

Nel diciottesimo secolo la comunità di Baloch fu divisa e il suo territorio distribuito tra Iran, Afghanistan e quello che oggi conosciamo come Pakistan . Dopo che l'Impero britannico si ritirò dall'India e ebbe luogo la divisione del paese che portò alla formazione del Pakistan, immediatamente i pakistani annettono il Balochistan. Dal 1949 la lotta dei Baluci iniziò per la loro indipendenza. Quello sforzo perdura ancora oggi.

 

La precaria tregua lascia intatte le tensioni e le motivazioni indipendentiste e appare molto probabile che queste  tensioni resteranno come le implicazioni per tutta l’area asiatica e i coinvolgimento di molti attori, Cina compresa.

 

Francesco Sisci, analista politico, giornalista, sinologo, analizza in una conversazione con Giuseppe Rippa, direttore di Quaderni Radicali e Agenzia Radicale, la complessa questione nell’audiovideo per Agenzia Radicale Video che segue. 

 


Conflitto India-Pakistan: conseguenze mondiali drammatiche. Conversazione con Francesco Sisci di Giuseppe Rippa (Agenzia Radicale Video)

 

(foto fonte: The Economist)

 

- Fronte Asia: l’attacco terroristico del Pakistan a Pahalgam, destinazione turistica a Jammu e Kashmir in India e le sue conseguenze (Agenzia Radicale)

 

 


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