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18/11/24 ore

Tor Sapienza, il Comitato chiede partecipazione e inclusione sociale. Intervista a Roberto Torre



"Chiudere quel centro sarebbe un errore, una sconfitta dello Stato". E' categorico Roberto Torre, vicepresidente del Comitato di Quartiere Tor Sapienza, in merito alla promessa del sindaco Ignazio Marino relativa alla chiusura del centro per i rifugiati che è stato assaltato durante gli scontri. "Se passa il messaggio che basta tirare una bomba carta per spostare un centro, è finita"!

 

Il quartiere romano, che è stato sotto i riflettori delle cronache nazionali e internazionali per via degli assalti in strada, è divenuto rapidamente il fulcro della passerella politico-mediatica. I residenti ne sono già prevalentemente stufi, e ora che il gesto d'esasperazione è stato sufficientemente strumentalizzato, vuoi per la campagna elettorale di Salvini, vuoi per via degli scarsi consensi del sindaco Marino, tutto sta rapidamente tornando come prima, ossia avvolto nel silenzio circa i problemi dei cittadini.

 

In pochi sanno, però, che Tor Sapienza, prima di guadagnarsi l'onore delle cronache dopo gli scontri con la polizia seguiti al lancio delle bombe carta contro il centro per i rifugiati, era il "quartiere dell'accoglienza".Nonostante le difficoltà di convivenza, aumentate con il sovraccarico di situazioni sempre più ardue da gestire, il clima pacifico era sopravvissuto perfino al tragico accorpamento dei municipi, che unendo l'ex VI con l'ex VII ha creato un Municipio Roma V sterminato, densamente popolato e gravido di problemi sociali.

 

 

Questo passaggio dalla Tor Sapienza "quartiere dell’accoglienza" ai disordini dei giorni scorsi è stato frutto di un abbandono, di un senso di solitudine?

 

Della solitudine politica, perché io credo che il tessuto civico debba essere gestito dalla politica. Qui invece si è creata una sorta di castello, in cui tu sei la plebe sotto, disgraziata, e dal castello non solo non ti ascoltano, ti tirano l’olio bollente addosso! E’ questo il dramma: questo buco enorme. A me vengono i brividi quando i politici dicono: "Ci dobbiamo riaccostare al cittadino". E finora che hai fatto? La politica  penso sia una grande scienza. Ci vuole intuito, deve avere quel senso vero. E negli ultimi trent’anni, con la conduzione di massa berlusconiana, abbiamo toccato ormai con mano quello che succede: si fa una fila per gli smartphone, fin dalla notte, si fa una rivoluzione per una partita, poi magari stai morendo di fame e rimani seduto. Io mi sento un borghese medio-basso, perché la mia pensione non è d’oro. Sono uno di quelli che arriva a fine mese, ma noto che la crisi (secondo me creata a tavolino) viene a incidere anche sulle tasche di chi prima magari prendeva cento euro e li metteva da parte. E’ diventato difficile, ti senti schiacciato.

 

Abbiamo visto che sul territorio la convivenza è degenerata. Quando c’era solo il campo nomadi "Salviati 1" sebbene il Comune avesse creato un ghetto c’era stato un percorso insieme alla cittadinanza. Poi cosa è cambiato?

 

Salviati 1 non ha dato mai fastidio. Poi è stato messo l’altro campo, il tollerato, a seguito dello sgombero del Casilino 700. Scelta politica: hanno messo due etnie attaccate. Serbi e bosniaci, gente che è scappata dalla guerra per riviversela qui. Quando si crea una realtà del genere, è ovvio che una sera sì e l’altra pure ti ritrovi la polizia che spara in aria, a inseguire questo, a inseguire quest’altro. Alla fine dal tessuto sociale emerge l’80% di quello che c’è alla base. Poi magari esce fuori il diamante anche da quel tessuto sociale, ma solo in casi rari. In una famiglia in cui al 90% c’è vita civile tranquilla, onesta, deve succedere qualcosa di grave perché alla fine un figlio si comporti da matto. Anche i nostri figli, del resto, che futuro hanno davanti? Noi avevamo una speranza all’epoca nostra, perché prima o poi qualcosa arrivava sempre. Il boom degli anni Sessanta me lo ricordo benissimo: ricordo il primo televisore che è entrato in casa, e il primo frigorifero. Oggi la nostra è una "civiltà2 che sta vivendo un’involuzione, un regresso, per via dei piatti avvelenati della politica che avrebbe la responsabilità di governare la società stessa.

 

 

 

Qui a Tor Sapienza, sul piano delle politiche sociali soprattutto a livello municipale, abbiamo visto però anche politiche precedenti, a cominciare dagli orti sociali, positive e funzionali. Poi che è successo?

 

E’ successo che intorno a quegli stessi orti, a tutt’oggi, è sorta una diatriba sugli affidatari. Quando c’è stato l’incontro finale per affidarli, erano presenti altre facce rispetto agli accordi di partenza. L’associazione "L’Abbraccio", per esempio, che lavora da tantissimo tempo ed è stata una delle promotrici, non c’è. L’hanno esclusa a priori. E’ stato come l’inaugurazione del parco di Tor Sapienza: 300.000 euro di finanziamento dalla Regione. Poi hanno fatto la gara pubblica per chi avrebbe dovuto gestirlo, mettendoci dentro magari un piccolo chiosco: un solo concorrente. Gliel’hanno affidato. Adesso per via di un articolo del dipartimento non gli danno l’opportunità di aprire. E il parco è in pieno degrado un’altra volta. Ma abbiamo speso 300.000 euro, dico! Non sono mica bruscolini! Perché la politica fa queste cose? E quando ti vengono parlare di "burocrazia", non considerano il fatto che la burocrazia è sì l’insieme delle leggi, alcune fatte bene, ma altre fatte sul momento, non tenendo conto di cosa c’è prima e di cosa ci dovrebbe essere dopo. Quindi è necessario un tavolo di studio per capire cosa succede quando si vara una legge.

 

Infatti Roma da più di un anno avrebbe dovuto aprire un Tavolo sulla Strategia d’inclusione per Rom, Sinti e Caminanti, volta al superamento dei campi nomadi. Questo tavolo ancora non è stato aperto.

 

Lo dobbiamo alla Cutini. Io l’ho accusata personalmente. Ci ha ricevuti la prima volta, poi non ha ricevuto più nessuno. Le lamentele arrivano ancora. Ebbi occasione d’incontrarla insieme a Marino. Dissi loro: vi siete fatti in un momento simile le foto con i Rom, col sorriso, quando la gente comincia a essere stanca, e non pensate che questa venga recepita come istigazione al razzismo? Fattela coi cittadini e fattela coi Rom, la foto, nessuno è invidioso. Ma è inevitabile che poi la voce che gira sia: "Marino difende gli stranieri, gli zingari, e non si fila gli italiani". Il che poi non è nemmeno vero, perché per i Rom e gli stranieri non hanno fatto nulla: e infatti la Cutini è stata fallimentare. In questo rimpasto, che mettano persone capaci. Non il solito apparato, il solito valzer, per non scontentare Sant’Egidio o chi per loro.

 

Questa immagine di Marino vicino ai Rom e agli immigrati cozza contro il fatto che non sono state fatte politiche d’inclusione, ma piuttosto azioni divisive, a cominciare dagli sgomberi, cui hanno seguito a Tor Sapienza le tipiche ritorsioni, come le esplosioni notturne. Alla fine dove porta tutto questo?

 

Porta al caos. E’ quello che a me preoccupa: l’effetto domino, perché l’Italia è in fiamme tutta. E se la politica non è in grado di gestire la società, alla fine tutto si riduce a una guerra tra poveri in cui perdono tutti, politica compresa. Possibile che non si riesca ad avere un po’ di sensibilità, a capire che qui ci stanno cinquantasei milioni di formiche che si arrabattano, e cinque cicale che cantano? Io sono andato a dare una mano a una cooperativa per il lavoro. Da venti anni portiamo avanti un progetto per il recupero di un casale per fare una vaccheria, che era la sua destinazione originaria. Non c’è bisogno di dare il lavoro: basta dare la concessione, ed è la cooperativa a creare posti di lavoro. Non saranno definitivi, certo, ma si dà una possibilità alla dignità della persona. Chi lavora la dignità l’avverte, quando perde il lavoro è finito. Come tanti imprenditori che si sono suicidati: per me sono omicidi di Stato. Tu devi pagare dieci lire di tasse, però lo Stato te ne leva venti. Tu non paghi le tasse, e io ti fucilo. Oggi non c’è neanche più il partito com’era una volta, ti cancellano l’appartenenza personale. Allora avevi qualche punto di riferimento: oggi voti Renzi e ti trovi Berlusconi, voti Berlusconi e ti trovi Renzi … Voti, poi. Ci hanno levato pure quello, di diritto. Ormai sono i partiti a decidere.

 

Insomma, Tor Sapienza non vuole lo sgombero del Rom o la caccia all’immigrato: vuole partecipazione e politiche inclusive.

 

Partecipazione, inclusione sociale soprattutto, ed equa distribuzione di quelle situazioni che sono frutto di problemi sociali. Non si tratta solo di Tor Sapienza, ma di tutta la zona, fino alla fabbrica BASF su a Settecamini: questa è la Roma Est. Ci sono dei grossi problemi. Al Pigneto c’è un traffico di droga tale che sembra un supermercato. Io qui ho dovuto lottare tre anni e mezzo per far rimettere le luci alla stazione di Tor Sapienza, saccheggiata del rame, rimasta al buio, tanto che nessuno prende il treno per la paura. Andai a dire: "Mettete le luci, lì prima o poi ci scappa il morto". "No, tu fai allarmismo", mi risposero. Io conoscevo un povero clochard, ogni tanto gli portavo le sigarette. Qualche volta gli davo un euro o due, certo non potevo dargliene cinquanta. Be’, questo clochard per tre euro è stato aggredito. L’hanno ammazzato, dentro la stazione: è stato messo tutto a tacere. Era prima dell’estate. Hanno messo tutto a tacere...

 

Gianni Carbotti e Camillo Maffia

 

 


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