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27/12/24 ore

M5S, i "semplici cittadini" dissidenti contro i dissidenti dei dissidenti


  • Ermes Antonucci

Il sindaco di Parma scomunicato da Grillo, Federico Pizzarotti, ha radunato i dissidenti pentastellati per decidere come rilanciare il M5S. Ad attendere i "ribelli" un gruppo di contestatori delusi per l'impossibilità di intervenire nel dibattito. Insomma, i dissidenti dei dissidenti, tanto per capire la situazione parossistica nella quale è sprofondata la creatura grillesca.

 

Dalla stessa kermesse voluta dal sindaco parmense, peraltro, aldilà di crescenti ma vaghi segnali di insofferenza nei confronti del duo-guru al vertice (Grillo e Casaleggio), di idee sul futuro del movimento, dal punto di vista concretamente politico, non ne sono emerse poi così tante. Si è discusso di partecipazione, del nuovo direttorio, perfino della possibilità di rimuovere il nome di Beppe Grillo dal simbolo del movimento, ma in pochi sanno delineare la direzione che la protesta a 5 stelle dovrebbe intraprendere. E così, alla fine, tutti decidono di negare la scissione, preferendo il mantenimento (seppur scomodo) dello status quo.

 

D'altronde a caratterizzare la compagine dissidente (così come quella fedele a Grillo) formata da consiglieri locali e parlamentari nazionali è una sostanziale amatorialità, propria di semplici "cittadini" prestati temporaneamente alla politica e paracadutati nelle istituzioni attraverso una selezione che definire farsesca è un eufemismo. In altre parole, slegati dal leader carismatico che ne riempie i vuoti con una demagogia spicciola, gli ex-adepti grillini brancolano nel buio.

 

Il fatto stesso che a capitanare i "rivoluzionari" delusi sia Pizzarotti, un grillino semi-pentito che fino all'altro ieri aveva sfruttato populisticamente il risentimento antipolitico per condurre il M5S alla prima vittoria in un capoluogo di provincia, salvo poi scoprire sulla propria pelle che la politica reale è un'altra cosa, e che questa è fatta di regole e responsabilità, piuttosto che di slogan (vedasi la goffa inevitabile marcia indietro sulla chiusura dell'inceneritore di Parma), è alquanto emblematico.

 

A giocare dalla parte di Pizzarotti, insomma, più che la sua leadership, sono i numeri, che vedono la corrente dissidente sempre più popolata, non tanto per la forza delle idee quanto per le cicliche ondate di espulsioni e i rispettivi malcontenti. Per questo, prima di cacciare ufficialmente il sindaco di Parma, e rischiare di perdere definitivamente la formazione che si è stretta attorno a lui, Grillo e Casaleggio ci pensano più di due volte.

 

Ma non sarà di certo l'adozione del celebre direttorio, per quanto Pizzarotti si sforzi a definirla "un passo indietro di Grillo nei fatti", a cambiare la natura del movimento, che resta populista e padronale, e senza la quale l'intero castello pentastellato verrebbe giù in un attimo.

 

 

 


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