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23/11/24 ore

Atreju 17, l'ammucchiata di centro-destra. Cronaca di una giornata patriottica


  • Antonio Marulo

E' felice perché fra sei mesi sarà al governo. Non vede l'ora Matteo Salvini, ne è convinto e lo esterna ad Atreju, l'adunata della gioventù di Fratelli d'Italia, tra gli applausi di una platea (per la verità in media un po' attempata) più che mai convinta che sia tornato il tempo delle vacche grasse per il centro-destra, “dopo sette anni fuori dal palazzo”.

 

Con questo spirito, i partecipanti all'evento, organizzato dal movimento a trazione romana di Giorgia Meloni, hanno affrontato la prima di una tre giorni che vuole celebrare il “tempo di patrioti” aprendo le danze elettorali tra le forze che nel frattempo si erano perse per strada.

 

L'intenzione è quella di riprendere il “filo mai interrotto” - come dice il capogruppo di Forza Italia e plenipotenziario di Berlusconi per l'occasione, Paolo Romani -, e “capire le ragioni dello stare insieme” - come sottolineato argutamente dal presidente di Noi repubblicani, Popolo Sovrano, Daniela Santanchè. Magari pensando “a uno schieramento di patrioti”, in cui – dice con fiero cipiglio il redivivo Ignazio La Russa - “prioritario è il valore dell'identità nazionale”.

 

Non a caso, quindi, il leader della Lega Nord preferisce parlar d'altro e “sottolineare ciò che unisce”. Vale a dire sicurezza, immigrazione, legge Fiano sul fascismo, ius soli, fare figli (tanti), Boldrini..., snocciolando all'ingrosso un mini programma di governo: abolizione della Legge Fornero e della Buona scuola (il come ce lo dirà, forse, un giorno), reintroduzione della leva militare obbligatoria, regolazione e tassazione della prostituzione, la norma geniale di un solo articolo “la legittima difesa è sempre la legittima difesa” (boh!)...

 

Quanto all'Europa, Salvini già immagina la delegazione di governo di centro-destra che baldanzosa va a Bruxelless “per rivedere i trattati”, pronta a rispondere, in caso di un rifiuto, “arrivederci”.

 

Certo, facile a dirsi... Piuttosto ci vuole “coerenza”. Per sempio quella del presidente di Direzione Italia, Raffaele Fitto, che si vanta di “non aver sostenuto alcuna legge di questo governo”. Ma ci vuole anche “buonsenso”, a proposito del quale Gaetano Quagliariello e la sua IDEA sono pronti a dare un “contributo”, perché “il centro-destra al governo è una questione di salvezza nazionale”, per un Paese – ammonisce Stefano Parisi di Energia per l'Italia – “da ricostruire” ritrovando e riscoprendo “lo spirito” giusto avendo ben chiara “l'idea del Paese che si vuole, non dopo le elezioni, ma fra 10 anni”.

 

Solo così si può vincere. Magari seguendo il “modello Liguria”, dove – ricorda Giovanni Toti – si è vinto “perché eravamo tutti insieme”, compreso un “piccolo partito storico” - Liberale - che con la recente iscritta senatrice Cinzia Bonfrisco intende incarnare un ossimoro sponsorizzando con entusiasmo “il ruolo nell'amalgamare il centro-destra” di Giorgia Meloni. Proprio lei, la padrona di casa, che aspettando l'intervento di chiusura di Atreju, il primo giorno parla poco, urla solo una triplice “Italia”, trumpeggia un “Prima gli italiani”, prima di chiosare con “non vincono le ammucchiate!”. Appunto, verrebbe da dire...

 

 


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