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22/11/24 ore

La demagogia che incrina l’asse democratico e riformatore


  • Luigi O. Rintallo

Terminare la cena col premier incaricato Giuseppe Conte, trasfigurato da marionetta a statista sui media, che si appresta a varare il suo secondo ministero promotore di un nuovo Eden senza spread e solo crescita, e far colazione l’indomani con lo stesso premier “irritato” per le intemperanze di Luigi Di Maio, capo politico dello stesso M5S che lo ha imposto al neo-alleato PD, accompagnate dall’improvviso rialzo di dieci punti del solito spreade dal dato scoraggiante dell’aumento di disoccupati. di Luigi O. Rintallo

Terminare la cena col premier incaricato Giuseppe Conte, trasfigurato da marionetta a statista sui media, che si appresta a varare il suo secondo ministero promotore di un nuovo Eden senza spread e solo crescita, e far colazione l’indomani con lo stesso premier “irritato” per le intemperanze di Luigi Di Maio, capo politico dello stesso M5S che lo ha imposto al neo-alleato PD, accompagnate dall’improvviso rialzo di dieci punti del solito spreade dal dato scoraggiante dell’aumento di disoccupati. 

 

Ai cittadini italiani (per la malsana goduria dei giornalisti) è capitato di vivere anche tale esperienza in questa fine d’estate. Ulteriore dimostrazione di come la crisi politica si muova nel perimetro delimitato dalle reciproche influenze fra la “scenografia” allestita dai soggetti dell’informazione, di certo non spontanei interpreti degli eventi ma terminali degli indirizzi graditi di editori coincidenti per lo più con la finanza speculativa, e il “copione” al quale hanno messo mano non solo gli establishment nostrani ma anche quelli fuori confine. 

 

Ma al di là della rappresentazione, di cui ancora non conosciamo l’epilogo, è forse più importante acquisire la consapevolezza del retroterra che la ha determinata. La lunga incubazione, scientemente inoculata da un dis-informazione manipolatoria, del virus di un ribellismo senza sbocchi ha seguito due diverse direttrici: dapprima ha trovato nutrimento nel massimalismo a sinistra (in un ampio spettro che andava dall’estremismo violento al rivendicazionismo corporativo) che si è preso l’incarico di tagliare l’erba sotto i piedi a ogni impulso riformatore e pragmatico. 

 

In seguito – con la torsione apertamente anti-politica e delegittimante – nella magmatica demagogia di movimenti post-ideologici quali i 5Stelle. Ne troviamo ampi riscontri anche negli svariati elenchi di “cose da fare” che costellano in queste ore le trattative in corso per la formazione di una nuova maggioranza di sostegno al secondo governo Conte, dove l’incoerenza dei punti è considerata del tutto trascurabile.

 

In questo senso, l’eventuale successo della costituzione di una maggioranza composta da PD 5Stelle presenta – a nostro avviso – il connotato di riunire due entità in netto contrasto con il superamento delle difficoltà che l’Italia attraversa e che richiede piuttosto l’adozione di interventi di impronta autenticamente liberale e riformatrice.

 

In quanto ultimi derivati dell’avversione al gradualismo laico e riformatore, alieno da fanatismi di ogni tipo, i due raggruppamenti politici oggi impegnati nell’incontrarsi e ri-trovarsi, allontanano l’adozione di un modello e un metodo di intervento sulla realtà sociale quale quello riconoscibile nelle battaglie storiche di radicali e riformatori.

 

Qualcuno potrebbe ritenere che, una volta conclusa l’operazione, emergerebbe se non altro il connubio fra l’area di riferimento della nuova maggioranza e gli interessi rappresentativi delle resistenze espressione di apparati e corporazioni che costituiscono il tessuto sclerotico che frena e penalizza lo sviluppo nel Paese.

 

In ciò potrebbe, pertanto, esserci un vantaggio in termini di consapevolezza dello stato in cui esso si trova e magari determinare un processo di risalita e riscatto. Ma è pur vero che i costi e gli ulteriori guasti che dovremmo sopportare potrebbero risultare pregiudizievoli della stessa convivenza civile.

 

 


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