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26/12/24 ore

Spending review, le notti magiche del governo tecnico


  • Andrea Spinelli Barrile

Il decreto legge contenente la revisione della spesa pubblica, approvato all'unanimità in Consiglio dei Ministri questa notte, mirerà ad ottenere “un risparmio per lo Stato” di 4,5 miliardi nei prossimi sei mesi del 2012, 10,5 miliardi nel 2013 e 11 miliardi nel 2014; il prossimo 31 luglio la Camera inizierà l'esame del provvedimento.

26 miliardi in tre anni. In questa cifra è stato quantificato il risparmio per le casse dello Stato “a servizi invariati”, cioè senza ripercussioni dirette sulla qualità e sulla quantità dei servizi al cittadino, attraverso tre obiettivi precisi: l'ottimizzazione delle procedure e delle articolazioni dello Stato, la non incidenza sulla quantità dei servizi erogati ed il miglioramento degli stessi (stimolo alla crescita ed alla competitività del Paese) e l'eliminazione degli eccessi di spesa (evitando così l'aumento di due punti dell'Iva, estendendo la “salvaguardia pensionistica” a 55mila persone e ottenendo la garanzia di 2,5 miliardi stanziabili nei prossimi 2 anni e mezzo per i danni del sisma in Emilia).

 

In materia di giustizia a storcere il naso sono in parecchi. “Cambia la geografia giudiziaria del Paese ferma all'epoca dell'Unità d'Italia” ha dichiarato trionfalmente il guardasigilli Paola Severino. Nel testo approvato in Cdm infatti si decreta la riduzione e l'accorpamento di 37 tribunali e di 38 procure, oltre che la soppressione di tutte e 220 le sezioni distaccate di tribunale e di 674 sedi di giudice di pace. Saranno un migliaio gli edifici in meno che il ministero dovrà gestire e i risparmi di spesa sono stati quantificati poco meno di 3 milioni nel 2012, 17 milioni nel 2013 e 31 milioni nel 2014, sempre rientrando nell'obiettivo di un “miglioramento della qualità della giustizia”.

 

Nell'ottica dunque di un'accelerazione dell'efficienza della giustizia italiana, lenta, macchinosa e burocratica, si osserva tuttavia la mancanza, nel decreto approvato, di alcuni strumenti tecnici che possano portare il sistema giudiziario italiano al passo con quelli europei; in tal senso, per esempio, l'assenza totale di strumenti tecnici come la notifica giudiziaria via email continuerà a garantire tempi biblici nei procedimenti anche solo nel loro avvio e nel rintraccio degli attori.

 

E' chiaramente impossibile valutare gli effetti della spending review giudiziaria, ma è storicamente provato che l'aggiunta di filtri su filtri, anche economici sui ricorsi in Appello (al posto di una semplificazione che dovrebbe partire dall'amnistia, invocata dai Radicali come incipit necessario ad una riforma seria della Giustizia) certamente non riformerà il carrozzone giudiziario italiano, rischiando un ulteriore allontanamento del senso della giustizia dai cittadini.

 

Nel decreto sono contenute novità anche sul congelamento dell'Iva (fino a luglio 2013), il dimezzamento delle Province che negli ultimi anni hanno proliferato come conigli, ed (ulteriori) tagli alla Sanità pubblica (non verranno tagliati i “mini-ospedali”, cioè le strutture con meno di 120 posti letto, ma nel testo sono contenute comunque raccomandazioni alle Regioni sulla riorganizzazione della rete ospedaliera); sempre in campo sanitario, il taglio del Fondo sanitario nazionale e la revisione dei contratti con i fornitori saranno, in tal senso, le modalità principali per il risparmio.

 

Relativamente ai tanti dipendenti pubblici, la voce “popolare” del decreto, la riforma è piuttosto interessante: i dipendenti pubblici saranno più simili a quelli privati, a cominciare dalle “ferie coatte” non più previste, ma anche contrattualmente: il pubblico potrà licenziare. Il “posto” insomma non esisterà più, così come lo “stipendio fisso”, due italici dogmi intaccati dalle 70 pagine del decreto: anche il ministeriale potrà essere messo in mobilità obbligatoria e perfino essere licenziato; da ottobre la pianta organica (una sequoia secolare) del settore pubblico sarà tagliata complessivamente del 20% dei dirigenti e del 10% per tutti gli altri tramite prepensionamenti e mobilità; le Forze Armate vedranno un taglio del 10% del personale.

 

Entro fine anno dovrebbero andare via circa 7mila persone. Per gli enti locali il meccanismo per l'estensione dei tagli sarà differente: l'introduzione del “parametro di virtuosità” (indicatore che tiene conto della media tra personale e popolazione) permetterà agli enti di muoversi con un minimo di libertà all'interno delle forbici che taglieranno gli sprechi.


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