"Esistono siti presso i quali, per la modica cifra di qualche dollaro, vieni investito nel giro di qualche minuto da uno tsunami di fan latino-americani, russi, cinesi, peruviani. In un certo senso i follower vengono messi all’asta"
Gli scemi del villaggio globale
di Gianluca Neri
Quando ero ragazzino, girava la voce fosse esistito un gruppo musicale che era andato a cantare “Bandiera Rossa” alla festa tricolore dell’MSI e “Faccetta nera” alla festa dell’Unità, prendendo un sacco di botte in entrambi i casi. Doveva trattarsi di una semplice leggenda metropolitana, perché credo non possa esistere qualcuno tanto scemo. Ma nelle teste di noi adolescenti di allora, confuse da vaghissime idee di anarchia e scemenze situazioniste, quelli erano stati – a loro modo – degli eroi. Oggi sappiamo che trattavasi semplicemente di pirla.
Ora che mi ricordo, si diceva la stessa cosa anche di Alberto Fortis: che fosse andato a cantare la sua “A voi romani“ proprio a Roma e il risultato fu – indovinate un po’ – che prese un sacco di botte pure lui. Questo per dire che è assodato che le botte siano uno strumento inaccettabile in qualsiasi caso, ma che i citrulli che se le vanno a cercare non aiutano certo a far passare il concetto.
Vengo al punto: qualche giorno fa una vecchia conoscenza della rete, Marco Camisani Calzolari (di lui scrissi già anni fa, qui: lo conobbi che pretendeva seriamente lo si chiamasse “Uno Punto Zero” – giuro – come Prince), ha pubblicato uno studio (“studio”, ovviamente lo dice lui) secondo il quale il 54,5% dei follower di Beppe Grillo su Twitter sarebbero stati falsi e, quindi, probabilmente “comprati”. Disclaimer necessario prima di affrontare il discorso: da queste parti non si nutre la benché minima simpatia per il Grillo versione politicante.
Che i follower di Twitter e i like di Facebook si possano comprare è un segreto di Pulcinella...
prosegui la lettura su macchianera.net