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16/11/24 ore

Formigoni e l'alibi per non dimettersi



“La riforma della Giustizia è ormai una priorità”. Ne è convinto anche Roberto Saviano. Per argomentare la sua posizione su una questione tanto cara ai radicali e ampiamente trattata in Quaderni Radicali 108, Saviano riflette su Formigoni e più in generale sui politici indagati che non si dimettono, finendo però per far sembrare questo l’unico motivo valido (un po’ poco…) per riformare ciò che finora è stato irriformabile.

 


 

di Roberto Saviano


Il caso Formigoni fa riflettere. E' l'ennesima volta che un politico di rilievo, coinvolto in un'indagine, afferma di non volersi dimettere. Non mi dimetto - dice - perché altri non l'hanno fatto prima di me. Avrebbe potuto argomentare un po' meglio le sue ragioni e provare che lui e non altri aveva sostenuto le spese per cui è indagato, per fugare il sospetto di corruzione in cambio di delibere. Inutili i consueti paragoni con politici stranieri che per molto meno si dimettono.

 

In Germania il Presidente della Repubblica lasciò per aver ottenuto un finanziamento agevolato da un imprenditore amico. Dimissioni, quindi, a prescindere dalla rilevanza penale di un comportamento e dall'attinenza con l'incarico pubblico, con avvenimenti passati o con la sfera privata. Perché le dimissioni non sono una resa del soggetto al giustizialismo della piazza, ma una questione di rilievo istituzionale, sono necessarie per tutelare la carica.

 

Qui non c'entrano sete di giustizia e voglia di punire un reo; il politico indagato non è ancora un politico colpevole, ma è un uomo la cui storia personale non deve in alcun modo ledere la legittimità dell'Istituzione che rappresenta. Alla Politica italiana non manca quella "moralità" che invece la Politica all'estero possiede: troppo facile come alibi.

 

La verità è che questi comportamenti non sono altro che il segno tangibile...

 

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