di Federico Cella
(dal corriere.it)
Il New York Times ha incontrato Greg Marra, l’ingegnere di Facebook di 26 anni che si occupa del codice dietro al newsfeed del social network di Menlo Park. Ossia la persona che con il suo team determina in modo matematico cosa vediamo su Facebook e che destino hanno i contenuti che transitano sulla piattaforma. Un ruolo che sta diventando sempre più importante per i siti dei giornali.
Il calcolo anche qui è matematico: Facebook conta 1,3 miliardi di iscritti, un quinto della popolazione mondiale nel suo insieme, dunque considerando anche chi in realtà non ha accesso a una connessione internet. E secondo i dati di SimpleSearch ormai si arriva al 20% del traffico totale dei siti di news derivante da Facebook. Cioè da link che si trovano sul newsfeed e che poi vengono cliccati per arrivare sulla pagina ospitata dalla testata. Se poi si vedono i dati del Pew Reasearch Center, scopriamo che gli adulti americani che si informano attraverso la piattaforma social sono arrivati al 30% della popolazione. Percentuale ben più alta se si osservano le fasce d’età più giovani.
Cosa significa questo? Molto semplicemente che le fortune di un sito di news passano sempre di più dal lavoro di Greg Marra. E che, meno semplicemente, il modo di fruire l’informazione sta cambiando, seguendo le regole di Facebook e dei suoi algoritmi (così come quelli di Google, di Twitter e G+, seppur in questi due casi in forma minore). E così cambia, o meglio, dovrebbe cambiare anche il mondo del giornalismo.
Secondo Cory Haik, il senior editor per la parte digitale del Washington Post sentito sempre dai colleghi del Nyt, la si può definire la “grande separazione” del giornalismo. Così come accaduto con la musica, che dagli album è passata a vendere le singole tracce in formato digitale, gli articoli dei giornali vengono “consumati” singolarmente, in modalità “on demand”, e in modo spesso del tutto separato dalla testata di appartenenza.
E così la home di un sito di news diventa sempre meno il luogo di accesso alle notizie da parte dei lettori, e secondo Edward Kim di SimpleReach è destinata a diventare più che altro un luogo di consacrazione – o “advertisment” – del proprio marchio, della testata giornalistica. E dunque Facebook diventa di fatto un editore, un curatore di contenuti anche giornalistici...
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