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18/11/24 ore

Errori e orrori a Gerusalemme



di Giorgio Gomel

(da Affari Internazionali)

 

Dopo una sequela di aggressioni a colpi di coltello da parte di palestinesi contro soldati, agenti di polizia e civili israeliani, seguita dalle ritorsioni israeliane, un sentimento di angoscia e insicurezza permea Gerusalemme, impedendo la normalità del vivere quotidiano.

 

Quasi un ritorno al clima dei primi anni 2000 quando le fazioni palestinesi più oltranziste, illuse di poter piegare Israele con l’azione armata, intrapresero la strada nichilista e impotente del terrorismo suicida. Ne seguirono anni di violenza con un numero immane di vittime dell’una e dell’altra delle due parti in lotta, attanagliate in un’orgia di reciproca brutalità.

 

Oggi i manovali del terrore sono giovani, residenti in larga parte nei quartieri arabi della città, senza precedenti criminali e non affiliati a movimenti organizzati. Giovani che vivono in una parte degradata di Gerusalemme, soggetti alle quotidiane vessazioni della confisca di terreni, della demolizione di case, della spoliazione di diritti.

 

In quella città che la retorica del governo di Israele proclama “unita e indivisibile”, ma che resta divisa sul piano dell’istruzione, dei servizi sociali, della sanità. Giovani che non intravedono un futuro normale: la speranza di un lavoro decente , un orizzonte politico che contempli la nascita di uno stato palestinese degno di questo nome, una vita che meriti di essere vissuta. La loro è una risposta violenta, sospinta da un’ideologia integralista che glorifica gli omicidi, esaltandoli come atti di martirio.

 

Provocazioni sulla Spianata delle Moschee

Gli eventi scatenanti dell’ondata di violenza sono stati soprattutto la reazione esasperata all’assassinio di una famiglia nel villaggio di Duma, Cisgiordania, da parte di sospetti estremisti ebrei che a più di due mesi dal fatto non sono ancora stati arrestati.

 

A questo si aggiunge il ripetersi di provocazioni di israeliani, inclusi ministri del governo in carica, sulla Spianata delle Moschee - o Monte del Tempio. Per i palestinesi, tali provocazioni minacciano lo status quo vigente dalla guerra del 1967 quando Israele, estesa la sovranità sulla parte araba della città, riconobbe la giurisdizione su quei luoghi sacri del Wakf - l’autorità religiosa giordana - consentendo in misura limitata ad israeliani di visitare l’area.

 

Si noti che il dettame rabbinico proibiva agli ebrei osservanti di visitare o pregare nell’area nel timore di poter profanare la sacralità del Santuario, quella parte del Secondo Tempio, distrutto dai Romani nel primo secolo e.v., che era riservata ai sacerdoti.

 

In anni recenti alcune correnti fondamentaliste ritengono invece di avere individuato il luogo delle rovine del Tempio e insistono nel visitare altre parti della Spianata. Alcuni parossisticamente minacciano di distruggere le moschee e di riedificare il Tempio…..

 

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