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24/11/24 ore

Intervista a Giorgio de Finis nuovo direttore del MACRO


  • Giovanni Lauricella

Giorgio de Finis che tutti conosciamo come nuovo direttore del Macro fino a pochi anni fa era fautore di un’inconsueta visione della città… Stalker è ancora vivo?

 

Sì, Stalker è vivo e lotta insieme a noi! Come sai non sono mai stato un membro di Stalker, perché non amo i collettivi. Ma per anni ho esplorato con loro questa città. A Metropoliz sono arrivando facendo il giro a piedi del Grande Raccordo Anulare proprio con Stalker. Ed è seguendo la vicenda di Savorengo Ker, la “Casa di Tutti” costruita al Casilino 900, una vicenda che ha generato molte speranze ma che si è conclusa con un sogno andato in fumo, che è nata l'idea di realizzare un progetto che vedesse i rom e i migranti protagonisti di un viaggio sulla Luna. Idea che abbiamo proposto nel 2011 a Metropoliz.

 

Già scrissi sul MAAM che se diventava un alloggio stabile di immigrati non era la condizione migliore, accoglienza imparagonabile con quella degli altri paesi civili…

 

Il MAAM è un museo calato in una occupazione abitativa, è il tentativo di unire il punto più alto della città, il fiore all'occhiello delle metropoli in competizione, e il punto più basso, lo slum, la baraccopoli. La questione che tu sollevi non ha a che fare col MAAM, che ha contribuito a rendere più “belli” gli ambienti dove vivono i 200 migranti e precari che abitano Metropoliz, ma le politiche abitative che nel nostro paese semplicemente non esistono. A Metropoliz ciascuno cerca di costruire una casa dignitosa per sé e per i propri figli (sono 70 i minori che vivono nell'ex salumificio Fiorucci). Ma non solo lo fanno senza nessun aiuto da parte delle istituzioni, ma negli anni le istituzioni hanno varato una serie di leggi che negano a chi vive in spazi occupati (cioè ai poveri) ogni diritto civile elementare; basta pensare a cosa comporta l'applicazione dell'art. 5 del Piano Casa. Guardando poi cosa succede alle frontiere dell'Europa e nel Mediterraneo mi chiedo anche cosa significa oggi paese civile.

 

Poi dal MAAM che ha avuto un notevole successo di adesioni di artisti ti hanno nominato direttore del MACRO, vuoi dire come?

 

Il MAAM è un progetto celebrato e conosciuto in tutto il mondo, come sempre in maniera inversamente proporzionale alla distanza, per cui stiamo ancora aspettando che del MAAM si accorga il benzinaio nostro dirimpettaio. Di questo progetto, che ha visto l'adesione di oltre trecento artisti, tra i quali figurano anche nomi come quello di Michelangelo Pistoletto, ad un certo punto si è accorta anche l'amministrazione. Che in verità ha sempre saputo cosa succedeva  al 913 di via Prenestina, tanto che il MAAM figura da molti anni nel sito che pubblicizza l'offerta culturale della città curato dal Comune di Roma. Luca Bergamo, quando è stato eletto assessore alla crescita culturale (così ha ribattezzato il suo assessorato) ha detto di voler fare tesoro della lezione del MAAM. Ed è stato il primo politico (in carica) a mettere piede a Metropoliz. Ovviamente per me non si tratta di traslocare in un posto meglio illuminato e più centrale. Ma di pensare ad un luogo che sia un vero dispositivo d'incontro a scala urbana, una istituzione del comune (non del Comune), che lavori nello spirito di una cattedrale medioevale, mettendo in relazione gli artisti e la città. Tengo a precisare che io sono il direttore artistico di Macro asilo, vale a dire del mio progetto sperimentale per il Macro. E che resterò anche il direttore del MAAM.

 

Un’elezione che ha scatenato una campagna mediatica al curaro, perché o cosa hanno contro di te, quali potrebbero essere le ragioni?

 

Innanzitutto il fatto che sono un “intruso”. Poi che in qualche modo andrò a mettere le mani (addirittura a smontare) quella che è il sancta sanctorum del sistema dell'arte, il museo, addirittura chiedendo agli artisti di autocandidarsi (che per me vuol dire soprattutto presa in carico del nuovo museo), in qualche modo facendo fuori tutta la filiera di chi decide chi includere e chi escludere... poi ci sono tutta una serie di piccoli orticelli e salotti romani, che al Macro erano di casa. Va aggiunto, infine, che sul fronte dei media ogni scusa è buona per attaccare l'amministrazione 5S che non ha organi di stampa a favore come è noto.

 

Mi puoi definire in due parole la situazione culturale italiana ed in particolare romana?

 

L'Italia è il paese della cultura per eccellenza. Ma sembra che se lo sia dimenticato. E non lo dico per dire che anche con la cultura si mangia, perché con questa considerazione già stiamo andando nella direzione del management della cultura, vale a dire nella direzione sbagliata. Puntare sulla cultura e sulla ricerca vuol dire investire, spendere, scommettere sul futuro senza pensare a un tornaconto, che potrà esserci a breve come pure richiedere molto tempo e molti sforzi. Scuola, università, le istituzioni culturali, i musei, i teatri, oggi sembrano dover fare i conti (letteralmente) con l'idea assurda che ogni cosa debba essere “sostenibile”, che si traduce che non deve costare o che deve produrre rendita, parola rubata all'ecologia che mal si adatta alla cultura e alla ricerca. Ma l'assenza di ogni politica in questo senso non impedisce che ci siano piccole o grandi realtà che lavorano nonostante tutto. Il MAAM è stato costruito lavorando insieme e avvalendosi della logica del dono.

 

Cosa vuol dire asilo, tra l’altro ideato da un antropologo…, cosa hai in mente di fare del MACRO?

 

Asilo vuol dire innanzitutto museo ospitale. Ospitale come una casa, dove tutti sono i benvenuti e sono invitati a dare il loro contributo. Non ha a che fare con i bambini (bambino è solo il museo nuovo che nascerà e di cui ci prenderemo cura), anche se tirando fuori il museo dal sistema dell'arte è come se ci lasciassimo alle spalle il mondo “adulto” per lavorare in una situazione di “gioco”, come in un laboratorio dove le condizioni esterne siano controllabili e l'attrito riducibile. Macro asilo proverà a ripensare l'istituzione museale e il vocabolario del contemporaneo partendo dall'abc.

 


 

Celebriamo Perniola, quale è o dovrebbe essere la situazione degli artisti?

 

Ho citato più volte in queste settimane il saggio di Perniola sull'arte espansa. Proprio per ricordare che l'autocandidatura non è una mia invenzione e che in qualche modo corrisponde alla realtà del nostro tempo. Qualche anno fa Saatchi Gallery aprì il suo portale a tutti gli artisti del pianeta! Il museo di arte contemporanea non può avere più la pretesa di selezionare i migliori, perché semplicemente non è in grado di conoscere una sfera dell'arte di così vasta portata. Forse il nostro “appello” sarà la prima vera (auto)mappatura degli artisti che operano a Roma.

 

Questa tua visione come dovrebbe essere recepita…

 

Come una grande opportunità per riscoprire la vitalità di questa città e la sua vocazione all'accoglienza.

 

Caro antropologo ma Roma come è?

 

Una domanda a cui abbiamo cercato di dare una risposta invitando una cinquantina tra artisti e intellettuali a dire qualcosa di intelligente su Roma. Anzi su Rome, nome plurale di città. Ne è uscito un volume interessante (edito da Bordeaux, e curato con Fabio Benincasa). Io ho provato a leggere la “bruttezza” di Roma non come l'assenza di piani per la città, ma come un piano.

 

Le imminenti elezioni cambieranno qualcosa?

 

Da tempo le elezioni hanno smesso di cambiare le cose. Se ti riferisci alle sorti del Macro, non credo. Comunque io sono uno che progetta a lungo termine, ma lavora alla giornata.

 

Grazie e a presto.

 

 


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