Dal 1° gennaio al 15 luglio in Iran sono state eseguite 694 condanne a morte, una media di oltre tre al giorno anche (contrariamente al solito) durante il mese di Ramadan. A denunciarlo è Amnesty International, che sottolinea come in sei mesi e mezzo sia stato messo a morte quasi lo stesso numero di persone del 2014 (743).
Anche quest'anno, la maggior parte delle condanne a morte eseguite riguarda reati di droga. Secondo le autorità giudiziarie iraniane, si tratterebbe di circa l'80 per cento del totale, secondo fonti non ufficiali la percentuale sarebbe lievemente inferiore.
Tra i 694 prigionieri messi a morte figurano anche persone accusate di essere "nemiche di Dio" o di "corruzione sulla Terra", compresi prigionieri politici curdi e appartenenti ad altre minoranze etniche e religiose.
Nei bracci della morte dell'Iran si trovano migliaia di prigionieri, condannati al termine di processi iniqui. In molti casi, le esecuzioni vengono notificate poche ore prima. Non è raro che i familiari delle persone messe a morte siano informati giorni, e persino settimane, dopo. (fonte Amnesty International)