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26/12/24 ore

Roma, 30° sgombero illegale di un campo nomadi: crescendo di violenza e degrado



Mercoledì 9 luglio 2014, si è consumato nella Capitale il trentesimo sgombero di un "campo nomadi" abusivo da parte della giunta Marino. Ancora una volta, le famiglie sono state lasciate in mezzo a una strada, senza le soluzioni alternative adeguate previste dalla legge, che vieta di creare dei senza-tetto, tanto più laddove si presenti un’alta concentrazione di minori. I neonati e le persone affette da patologie sono stati semplicemente privati di una dimora, per la trentesima volta a partire dal primo sgombero effettuato a via Salviati il 13 settembre 2013.

 

La politica del sindaco di Roma si conferma nell’ennesima e gratuita violazione dei diritti umani. Gratuita, in quanto le famiglie sgomberate sono già state costrette ad accamparsi altrove come nelle precedenti occasioni, dopo un’ingente spesa di soldi pubblici (50.000 Euro per cacciare 39 persone) volta unicamente a distruggere le loro baracche e calpestare i loro diritti, senza risolvere i problemi dei cittadini. Ma il sindaco, che in questi giorni sta girando per la città con il camper "Lo dico al sindaco", ieri aveva bisogno di presentarsi al Municipio IV con un bel biglietto da visita, dopo le comprensibili contestazioni ricevute da cittadini furibondi per le condizioni di una metropoli che, dopo un anno, è già irriconoscibile.

 

A denunciare le violazioni dei diritti umani, stavolta, oltre all’Associazione 21 Luglio, c’è anche Amnesty International, la quale rompe definitivamente il silenzio prono delle associazioni che un tempo tuonavano contro Alemanno e che oggi hanno prevalentemente lasciato Carlo Stasolla, Presidente della 21 Luglio, da solo con la sua onestà intellettuale. Da un anno, infatti, non assistiamo più a passerelle con cardinali e vip contro gli sgomberi illegali dell’amministrazione capitolina: il cafonal dei diritti umani è stato rigorosamente silenziato dall’arrivo della giunta di centrosinistra. Anzi, abbiamo visto come il buonismo abbia letteralmente annegato ogni forma di contestazione con foto e brindisi durante le operazioni di facciata volte a coprire le sistematiche violazioni della Carta dei diritti economici, sociali e culturali compiuti dall’attuale giunta.

 

 

Le multinazionali della carità e i "cosiddetti paladini dei diritti umani", infatti, che hanno passato l’ultimo anno ad attendere, con tremebondo silenzio messianico, che Marino dicesse qualcosa di sinistra, si erano scagliati contro il sindaco Alemanno durante l’intero mandato, sostenute da forze di PD e SEL che oggi sembrano essersi dimenticate di aver firmato documenti come l’Agenda 21 Luglio per il superamento dei campi. Ricordiamo che l’ex sindaco non solo agiva in deroga alle leggi in vigore, a causa della "emergenza nomadi" varata dal governo di allora, ma garantiva maggiori consultazioni e presentava le soluzioni alternative previste dall’apposito "piano nomadi". Il quale, benché rivelatosi fallimentare e poi dichiarato illegittimo dal Consiglio di Stato, era quantomeno un progetto anteriore alla Strategia nazionale d’inclusione dei Rom, Sinti e Caminanti che l’Italia ha presentato all’Europa nel marzo 2012.

 

La giunta Marino invece sta compiendo azioni in aperta violazione della legge 881/77, della normativa ministeriale e della stessa Strategia d’inclusione. Le consultazioni con le comunità interessate sono state rifiutate a partire dal primo sgombero, l’amministrazione non fornisce soluzioni abitative adeguate e si basa sulle vaghe promesse dell’assessore Rita Cutini. La quale ha espresso una indefinita volontà di "superare i mega-campi immaginando campi di medie dimensioni", contrariamente a quanto previsto dalla Strategia nazionale, senza fornirci peraltro dettagli in grado di delucidarci il progetto che il Comune intende attuare.

 

Dopo aver promesso in campagna elettorale un maggior rispetto per i diritti dei Rom, l’attuale amministrazione si è infatti limitata a compiere sgomberi indiscriminati senza nessun intervento risolutivo che possa incidere su una situazione che si aggrava di giorno in giorno. Le recenti notizie relative alle indagini su due agenti della polizia municipale accusati di pretendere favori sessuali e tangenti in cambio dell’assegnazione delle baracche del campo di via di Salone sembrano confermare quanto avevamo delineato in un nostro articolo precedente. Nel frattempo, l’improvvisa scadenza dei contratti di vigilanza nei mega-campi attrezzati lasciati completamente allo sbando e nelle mani dei racket sta provocando un crescendo di violenza.

 

Il "cattivissimo" Alemanno, infatti, aveva affidato a cooperative di sorveglianti la sicurezza dei mega-campi. Una simile iniziativa non poteva non essere fallimentare e produrre un apartheid di fatto, con ghetti di enormi dimensioni guardati a vista da agenti in divisa. Ma d’altra parte era pur sempre meglio dell’attuale stato di abbandono e di degrado, dove regna una sorveglianza a rotazione gestita e pagata in modo misterioso che si è già sostituita ai presidi regolari voluti dall’amministrazione precedente.

 

 

Oltre 24 milioni già prelevati in un anno dall’esangue bilancio comunale, secondo quanto rilevato dall’Associazione 21 Luglio, sono già stati spartiti tra costosi sgomberi illegittimi e appalti alle cooperative di gestione. Le crescenti forme di clientelismo e corruzione nei mega-campi lasciati a se stessi fanno presagire un crescendo d’illegalità, violenza e degrado. In campi come La Barbuta, dove alcune associazioni hanno denunciato come l’amministrazione conosca i nomi di chi gestisce il racket ma non interviene, è stata già sfiorata la tragedia.

 

Il recente accoltellamento nel campo di via di Salone è solo un segnale di una situazione destinata a esplodere ai danni dei cittadini Rom e romani. In occasione di questo ultimo sgombero, Marino ha dichiarato di voler far tornare ogni luogo alla legalità. Ma tra l’illegalità degli sgomberi e quella della possibile corruttela a cui potrebbe essere stata appaltata, di fatto, la "cosa Rom" a Roma sia pure solo lasciandola a se stessa, è già tanto che non ci scappi il morto, che sia una ragazza accoltellata o un neonato lasciato in mezzo alla strada.

 

Camillo Maffia e Gianni Carbotti

 

(Foto di Gianni Carbotti)

 

 


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