Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

22/12/24 ore

Gli italiani, la crisi e i mestieri 'umili'


  • Alessandro Frezzato

 

Ormai sembra la solita frase fatta e scontata: gli stranieri fanno i lavori che gli italiani non si vogliono più prestare a fare, anche nell’attuale fase di crisi economica internazionale. Oggi all’italiano non piace fare nemmeno più il cassiere.


Generalmente il rapporto è di uno a due: per un italiano che esce, entrano due stranieri, ma ci sono delle categorie professionali in qui l’ingresso degli immigrati non è addirittura sufficiente a rimpiazzare i nuovi abbandoni degli italiani. Queste categorie riguardano le posizioni di magazziniere, cassiere, manovale e bracciante agricolo.

 

I dati sono stati resi noti dal 'Sole24Ore' in un articolo che faceva riferimento ai risultati di uno studio della Fondazione Leone Moressa. Raddoppiata anche la quota multietnica di cuochi, camerieri e baristi che, con saldatori e operai non qualificati, hanno totalizzato il raddoppio in tre anni. Con questa over-sostituzione, dal 2007 al 2010, 30mila italiani sono stati rimpiazzati da poco meno di 60mila immigrati.

 

L’indagine della Fondazione Moressa ha osservato i primi 25 settori professionali occupati dagli stranieri, registrando anche un lieve incremento della manodopera sia straniera che italiana. Gli addetti alle pulizie, ad esempio, hanno allargato le fila a 261mila stranieri e a 87mila italiani. Dinamiche simili anche per artigiani meccanici e operai specializzati in agricoltura.

 

Sembrerebbe che, nonostante la crisi, gli immigrati lavorino di più: il 'peso' dell’immigrazione sull’occupazione infatti è passato dal 6,5 al 9,1%. Tale situazione da un certo punto di vista non sorprende particolarmente, se prendiamo in considerazione che ci sono numerosi ragazzi e ragazze laureati e in possesso di certificati di master, che legittimamente ambiscono a realizzare una professione inerente al proprio percorso di studi e/o più qualificata.

 

Stupisce piuttosto il fatto che in un periodo di crisi economica come quella incui versa il nostro paese e il mondo intero, gli italiani giovani e non soltanto, si rifiutino di svolgere un numero così ampio di mestieri cosiddetti 'umili' e/o comunque meno qualificati


Aggiungi commento