di Carlo Strassil
La “App IMMUNI”, cioè il metodo informatico di monitoraggio della epidemia, perché è stato enunciato senza una analisi critica preventiva? Ed ora cosa accadrà?
Non si è capito concretamente come si voleva far funzionare questa APP, ne la sua la fattibilità reale!
A mio parere, la logica del PROCESSO ignorava e sottovalutava alcuni aspetti :
1) È evidente che presuppone da parte di ciascun utente la predisposizione del proprio Smart. Cioè si deve essere un preventivo consenso individuale.
Ma fatto questo, mi sono posto queste altre domande:
2) Ma i “soggetti infettanti” chi li individua e chi li classifica come tali?
3) E gli “individuati” non debbono dare il consenso? Con quale procedura integrativa?
4) Si pensava di convocare una aliquota significativa dei 50 milioni di persone presso gli Studi medici del territorio, o tramite i medici di famiglia, per i test? Oppure?
5) Gli “individuati” ad oggi, circa 200.000 , anche se guariti, sono giuridicamente obbligabili a farsi classificare come “potenziali infettanti”?
6) Abbiamo certezza che i “guariti accertati” sono “portatori sani” ma possono anche essere “potenziali infettanti”?
Per risolvere i problemi ed istruire una procedura, occorre porsi critiche e dubbi.
La tecnologia permette di “ modellare “ tutto, ma le “basi” del PROCESSO devono essere assolutamente definite. In modo che i risultati siano attendibili.
Gli annunci sembrano veramente essere solo ipotesi enunciate. Non concretizzabili praticamente, senza condivisione.
Operando in un regime democratico e con gli individualismi che ci caratterizzano.
Cioè ho riscontrato gravi difficoltà di realizzazione pratica, oltre che come approccio di metodo. Ed anche come tempistiche compatibili con la evoluzione del fenomeno.
Speravo concretamente di non aver capito io! Ho chiesto aiuto per capire. I dubbi e le perplessità sono rimaste.
Tant’è che il famoso “monitoraggio dell’epidemia” non è stato attivato.
Successivamente, ho operato più ascolti attenti, passando da un programma televisivo ad un altro. Con virologi ed esperti del Ministero della Sanità. Ed ho acquisito, ritengo, queste certezze :
7) i virologici non hanno conoscenza tecnica del virus. In tutto il mondo. Caratteristiche e possibili antidoti.
Esprimono solo consigli di buon senso con l’ausilio di qualche epidemiologo. E cercano di rassicurare, sollecitati dai diversi conduttori televisivi. Per la propria audience. Ma anche per la propria visibilità personale. Anche contraddicendosi. Tra loro. Perché debbono rispondere ai quesiti, ma sono in imbarazzo. Lo stato dell’arte è purtroppo questo.
Altri due elementi fondamentali sui provvedimenti adottabili:
8) che le verifiche sierologiche permettono di capire, dal tipo di anticorpi, la evoluzione del virus nel paziente. Ma anche che sulla “AUTOIMMUNITÀ” non vi è alcuna conferma assoluta e scientifica;
9) che i tamponi permettono di capire la presenza o meno del virus. Ma solo al momento del prelievo. Come è normale.
Di fatto per attivare l’App è necessario individuare, con il loro consenso, gli infettanti guariti o non guariti ed associare al loro Smart il meccanismo di tracciamento.
I soggetti con Smart attivato ma non colpiti ricevono il messaggio della PROSSIMITÀ di un soggetto infettante e quindi procedono agli accertamenti per loro stessi. Se lo ritengono.
L’ ipotesi di progetto è veramente eccellente nella concezione, ma virtuale. La sua concretizzazione è veramente auspicabile, per tutti noi. Non so quanto possibile.
Vogliono convincerci. Ed anche noi vogliamo farci convincere. Ci sentiremmo tutti più tranquilli. Ma si continua a non capire la reale fattibilità.
Ci viene enunciato che ora si prenderà un campione di 150.000 soggetti, scelti in base all’ISTAT, assumendo questo campione quale parametro della diffusione e della efficienza del sistema.
Ecco allora sorgere un altro quesito:
10) Quando e come sarà reso veramente operativo ed attivo, con la disponibilità dei risultati?
Ma anche ulteriori quesiti. Anzi più di uno:
11) Ma la società incaricata come è stata scelta?
12) In che modo viene remunerata?
13) Oppure è un atto di filantropia ?
Forse abbiamo ripetuto il modello “Ponte di Genova”. Sarebbe tutto assolutamente condivisibile. Basta però avere disponibili i risultati.
Altrimenti?
Sulla potenzialità dei meccanismi informatici non ho alcuna riserva, a patto che il modello di raccolta dati sia logico e fattivamente concretizzabile.
Rimangono sempre i limiti, che sono il numero degli utenti, l’affidabilità di questi ultimi e la valenza dei parametri a base del PROCESSO di raccolta dati.
Un ulteriore quesito.
Ma quando è stato preannunciato si pensava di trasferire alla popolazione una qualche formula di rassicurazione?
Ma veramente si può pensare che le persone siano .... sciocche? E così ingenue?