di Livio Rotondo
La sanità pubblica italiana, è risaputo, non gode di buona salute. Meno conosciuto è invece il meccanismo utilizzato dallo Stato per incamerare soldi attraverso liste di attesa che sembrano ricordare il metodo con cui alcuni comuni italiani hanno battuto cassa per anni attraverso una moltitudine di autovelox situati sulle principali arterie cittadine.
Liste di attesa dilatate nel tempo quindi oltre la data di prenotazione ma pagate comunque in intramoenia. Il decreto legislativo del 29 aprile 1998 n. 124, prevede dopo una visita che il medico di medicina generale prescriva un esame da farsi secondo priorità di urgenza stabilito dallo stesso (“U” urgente entro 72 ore, “B” breve 10 giorni, “D” differibile entro 30 giorni nel caso di una visita, e di 60 giorni se è richiesto un esame diagnostico, “P” programmabile entro 180).
Se la prestazione non può essere eseguita nei tempi su detti, il CUP è tenuto a fornire la disponibilità di un'altra struttura, rimandando l’esame. E il paziente pagherà il solo ticket e non l’intera prestazione che viene coperta dal sistema sanitario. Va da sé che moltissimi esami superano per numero di giorni queste indicazioni specialmente dopo la pandemia di covid.
Difficilmente questo sistema entra in funzione. La richiesta di pagamento con una visita posticipata viene pagata dal paziente a meno che questo non conosca il meccanismo. Nessuno lo comunica al malcapitato. Deve essere il paziente a fare domanda ma non è una procedura automatica. Si dice che chi pensa male faccia peccato… ma di solito ci piglia.
Non è chiaro se sia questo il caso, se vi sia una puntuale volontà o una più banale confusione gestionale. Secondo l’ufficio stampa di Cittadinanzattiva (organizzazione che promuove la tutela dei diritti e dei beni delle persone più fragili) che si è ampiamente occupato del problema era tenuto una audizione proprio su questo tema al Senato, parlare di “mezzo imbroglio” è fuorviante e semplicistico.
Sicuramente la conseguenza di tutto questo è un carico maggiore sui contribuenti e uno sgravio sullo Stato. Per l’organizzazione la causa deve essere cercata nel cattivo funzionamento di uffici che non avendo un sistema centralizzato di documentazione non comunicano tra loro. È difficile però pensare che non se ne sia accorto nessuno.
In ogni caso senza scomodare dati statistici comunque non pervenuti dal 1998 tenendo conto che la maggior parte degli esami sono pagati dagli stessi pazienti anche se la prenotazione viene rimandata si parla di somme considerevoli.
Ed in effetti la Cgil sta facendo da mesi una battaglia sul tema. Anche in televisione si cerca di spiegare gli alti costi delle prestazioni sanitarie troppo spesso fuori tempo massimo. Però i tempi stretti dei talk show non permettono di spiegare al meglio il farraginoso sistema.
Quando i responsabili politici si confrontano, la sinistra accusa la parte opposta di spingere per una sanità sempre più privata mentre e gli altri rimpallano la responsabilità ai governi precedenti, dimenticando entrambi che negli ultimi anni hanno governato insieme. Insomma il solito scarica barile.
Rosi Bindi interpellata però dopo una dichiarazione di Italo Bocchino che la chiamava in causa sul problema delle liste di attesa visto la riforma per la Sanità del 1999 da lei voluta e che porta il suo nome il 5 giugno (Adnkronos) dichiara “La mia riforma prevedeva esattamente il contrario. Infatti ogni medico che chiedeva di svolgere attività libero professionale era prima obbligato ad annullare la lista di attesa della sua prima attività istituzionale. Dove è stata applicata ha funzionato. Diffido Bocchino a ripetere tale menzogna”.
Cittadinanzattiva, come detto, in audizione al Senato ha presentato il 26 giugno un documento in cui viene chiesto di “rendere efficaci gli strumenti di tutela, come ad esempio la possibilità di ricorrere, con procedure semplificate e tempi consoni, al privato o alla libera professione intramuraria dietro pagamento del solo ticket, quando vengono superati i tempi di attesa previsti in relazione al codice di urgenza”.
Cercare quindi di spiegare tutto ciò ai cittadini può rischiare di portare acqua al mulino di quello o di quell’altro partito. Speriamo che le ultime interrogazioni parlamentari porteranno finalmente a migliorare il sistema delle liste di attesa che comunque rimane la punta di un iceberg immobile per troppo tempo che si sta sciogliendo velocemente sotto lungaggini burocratiche, mancanza di fondi e personale e regolamentazioni vetuste.
Non ultimo il problema dell’aumento naturale del costo di macchinari e della ricerca che diventa l’ennesima scusa per gli ideologi dell’ultima ora...