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16/11/24 ore

La mozione generale approvata dal Comitato Nazionale di Radicali Italiani



 

 

Il Comitato ringrazia il professor Andrea Pugiotto e gli oltre 130 co-firmatari ordinari di diritto, ex componenti del CSM e della Corte europea dei diritti dell’uomo, per aver rivolto al Capo dello Stato nella forma di una lettera aperta un appello - un vero e proprio manifesto per il rispetto del dettato costituzionale e delle convenzioni internazionali- affinché il Presidente della Repubblica eserciti la sua prerogativa di rivolgersi al Parlamento con un messaggio al fine di sollecitare le Camere ad affrontare, attraverso un provvedimento di amnistia e indulto, quella prepotente urgenza rappresentata dal sistema giustizia e dalla sua appendice carceraria.

 

Tale iniziativa rappresenta un prezioso contributo teorico e politico per tutti coloro che lottano quotidianamente contro la distruzione dello Stato di diritto in Italia, e costituisce – con la prima, inadeguata, risposta del Presidente Napolitano - un ulteriore consolidamento nella documentazione di sessant’anni di violenze sistematiche contro i diritti umani da parte della partitocrazia italiana.

 

Ringrazia altresì gli almeno trentamila tra donne e uomini, detenuti e detenute, personale amministrativo, polizia penitenziaria, direttori e dirigenze delle carceri, che hanno partecipato alla quattro giorni di lotta nonviolenta dal 18 al 21 luglio scorso. Essi hanno rappresentato e rappresentano una base popolare militante che costituisce un elemento fondamentale e strutturale nella lotta rivolta ad ottenere un amnistia non per i detenuti ma per la Repubblica, affinché sia posto termine alla flagranza criminale che, a partire dalla negazione del diritto ad ottenere giustizia in tempi ragionevoli per arrivare alla condizione strutturale di tortura inferta nelle carceri italiane, colloca lo Stato italiano nella condizione di delinquente professionale, al di fuori e contro le norme della Costituzione, del diritto comunitario e internazionale.

 

Di fronte al precipitare della realtà antidemocratica del regime italiano - confermata dal fatto che nessuna televisione ha permesso agli italiani di conoscere questa forza di nonviolenza, di democrazia, di lotta per il diritto, differentemente da quanto accade con le espressioni di violenza di pochi che vengono al contrario promosse attraverso un costante e sproporzionato risalto - il Comitato invita il Movimento, le associazioni e i militanti tutti ad una mobilitazione straordinaria ed impegna gli organi dirigenti ad avviare la preparazione di denunce ad ogni livello volte all'incriminazione dei massimi responsabili istituzionali della Repubblica per lo scempio del Diritto e la violazione grave e sistematica, anche attraverso comportamenti omissivi, della legalità e dei diritti civili e politici dei cittadini.

 

Impegna inoltre gli organi dirigenti a investire di tutta la documentazione i nuovi vertici della Rai circa le responsabilità della concessionaria di servizio pubblico nel pluridecennale processo di degrado democratico, così come già fatto con il nuovo collegio dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, richiamando tutti alle proprie responsabilità giudiziarie.

 

La negazione di qualsiasi dibattito democratico sulla legge elettorale come sul finanziamento pubblico dei partiti, sulla riduzione del debito pubblico come sulla giustizia, sulla improrogabile riconversione ecologica del sistema economico come sui costi delle politiche proibizioniste, ha nuovamente preparato il terreno per ulteriori controriforme partitocratiche. È ciò che si sta verificando, ad esempio, con la nuova legge elettorale che, anziché recuperare un sistema che metta al centro il rapporto tra eletto e territorio – come il maggioritario basato sui collegi uninominali che 29 milioni di italiani indicarono nel 1993 votando il referendum radicale -, antepone gli interessi partitocratici attraverso la creazione di un nuovo monstrum proporzionalista fondato sul potere di partiti e loro clan.

 

Il Comitato denuncia come l’annunciata e ricercata esclusione dei Radicali da qualsiasi confronto e dialogo politico, agevolata dalla cancellazione da ogni spazio di reale comunicazione con l’opinione pubblica, rappresenterebbe l’allontanamento anche di quelle maggioranze che negli anni si sono riconosciute e si riconoscono nelle lotte radicali per la democrazia, i diritti civili e la giustizia giusta, e nelle grandi battaglie referendarie per la libertà.

 

Preso atto del lavoro sinora svolto e tenuto conto della attuale impreparazione del Movimento a intraprendere un'autonoma campagna referendaria nazionale, il Comitato impegna gli organi dirigenti a finalizzare un pacchetto di referendum di alternativa radicale e a depositarlo in Corte di cassazione, ricercando intorno ad esso la convergenza laica di quelle forze politiche, sociali ed economiche necessarie per offrire al Paese una nuova stagione di riforme popolari per l’alternativa democratica.

 

Il Comitato rivendica l’attivazione degli strumenti di democrazia diretta a livello locale – referendum, delibere di iniziativa popolare, azioni popolari- quale metodo per offrire ai cittadini occasioni di partecipazione istituzionale riformatrice e di superamento del blocco partitocratico rispetto a questioni sociali da troppo tempo soffocate. Nel ringraziare l’impegno di tanti militanti, invita gli organi dirigenti a proseguire sulla strada intrapresa e a potenziare le azioni a livello nazionale.

 

Il Comitato invita le associazioni e i militanti radicali a rilanciare sul territorio la mobilitazione per l’appello al governo “Liquidità alle imprese, più ossigeno al Paese” perché vi sia certezza nei tempi di pagamento tanto nei rapporti con la P.A. quanto nei rapporti tra i privati; sia esteso il regime dell’iva per cassa; siano prorogati i termini per il rientro dei mutui già contratti, senza costi aggiuntivi; sia consentito alle imprese con problemi di liquidità il pagamento dei debiti nei confronti dello Stato solo con gli interessi legali, senza ulteriori penalizzazioni.

 

Sottolinea come il disastro della giustizia nel nostro Paese contribuisca in modo decisivo a mettere in ginocchio l’intero sistema produttivo italiano, come attestato dai documenti elaborati dal Servizio Studi di struttura economica e finanziaria della Banca d’Italia. In media, un’impresa coinvolta in una causa civile per inadempimento contrattuale della controparte, è costretta ad accordarsi in un terzo dei casi rinunciando mediamente al 37% della somma dovuta; il costo dei servizi legali per il contenzioso civile incide per lo 0,7% del fatturato. Per contro, una riduzione nella durata delle procedure civili del 50% accrescerebbe le dimensioni medie delle imprese manifatturiere dell’8-12%.

 

Il Comitato ringrazia i 1.062 iscritti e gli ulteriori 459 contribuenti che hanno finora deciso di sostenere il Movimento per il 2012, consentendo la raccolta di oltre 182mila euro di autofinanziamento. L’alterità radicale passa anche per la scelta solitaria e ostinata di far coincidere le campagne e gli impegni politici con la ricerca di iscrizioni e contributi non statali e parastatalizzanti, ma individuali e responsabilizzanti. La grave situazione economico-finanziaria del Movimento, determinata innanzitutto dalla permanente, aggravata, continuata impossibilità di rivolgerci agli italiani per far conoscere le nostre campagne e raccogliere le risorse necessarie a condurle, richiede ad ogni iscritto, militante, dirigente del Movimento di attivarsi da subito per acquisire al Movimento almeno un nuovo iscritto, o l’equivalente in contributi.


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