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21/11/24 ore

Giustizia e Politica: per una rivoluzione culturale (... e radicale)


  • Antonio Marulo

Sulla separazione delle carriere dei magistrati i radicali ci provarono con un referendum a inizio secolo. Come è noto non si raggiunse il quorum, anche grazie a chi potendo dare una mano decisiva per invogliare al voto non lo fece.

 

Allora Silvio Berlusconi vestì - manco a dirlo - i panni del ghe pensi mi, assicurando tutti che avrebbe provveduto lui, una volta vinte le elezioni. Per questo invitò all'estensione, parlando addirittura di referendum comunisti. Si meritò il premio Toga rossa, provocatoriamente assegnato dall'Unione delle Camere Penali, nel segno del paradosso tutto italiano.

 

A questi fatti si è fatto accenno in occasione di un incontro su Giustizia e Politica, nell'ambito delle Giornate per la Giustizia e il nuovo ordinamento giudiziario organizzate dal Partito Radicale. Ospiti nell'occasione il presidente dell'Unione delle Camere Penali, Beniamino Migliucci e l'avvocato Giuseppe Rossodivita, moderati dall'ex direttore di Radio Radicale, Massimo Bordin. Era stata annunciata la presenza di Clemente Mastella, ma l'attesa è stata vana. Un vero peccato, perché il suo caso “di scuola” si presta alla causa che da sempre vede i radicali lottare, spesso solitari, in prima linea.

 

In proposito, i termini della questione restano sostanzialmente culturali. E solo una rivoluzione in tal senso – come ha sottolineato Migliucci – potrebbe far ribaltare uno schema ormai consolidato. In un Paese dove lo squilibrio fra poteri è comunemente ritenuto normale e le perversioni del sistema vengono subite passivamente, la sfida al cambiamento non è facile.

 

Oggi la bilancia più che mai pende da un lato e la confusione nei ruoli si è accentuata, guarda caso, dopo Mani pulite. Basti pensare che dal 1994 a oggi i magistrati che siedono in Parlamento sono triplicati, mentre i ministeri hanno a capo degli uffici legislativi quasi sempre dei giudici fuori ruolo. Prove, queste, di un rapporto politica/giustizia squilibrato, che nessuno fin qui ha trovato la forza e il coraggio di correggere.

 

Con la raccolta delle firme sulla proposta di legge di iniziativa popolare in tema di separazione delle carriere dei magistrati, ciò che si poteva fare per rimettere al centro del dibattito politico una delle questione annose in tema di giustizia lo si è fatto. Il merito va all'Unione delle Camere Penali che si è adoperata in questi mesi, anche con l'aiuto del Partito radicale. Domani, 31 ottobre, alle ore 16 e 15 si consumerà il rito della consegna degli scatoloni a Montecitorio. Poi tocca al Parlamento agire, nella speranza che la politica smetta di essere "rinunciataria fino al limite del suicidio”.

 

 


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