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18/12/24 ore

Radicali contro la tortura: lenzuoli bianchi al Pantheon


  • Andrea Spinelli Barrile

Nella calda serata romana del 26 giugno si è tenuto un impattante flashmob organizzato dai Radicali per sensibilizzare l’opinione pubblica chiedendo l’introduzione del reato di tortura. La scelta della data non è stata casuale: la ricorrenza della giornata mondiale contro la tortura, che vede l’Italia vergognosamente omertosa in tal senso con un buco legislativo (più una voragine si direbbe) che non riconosce questa barbarie, si lega a stretto filo con la storica, e stoica, battaglia radicale per l’amnistia.

 

Tanti lenzuoli bianchi distesi dinanzi al magnifico Pantheon, che “rappresentano tutti i detenuti morti nelle carceri, vittime di torture” ha spiegato il segretario dei Radicali italiani Mario Staderini: uno stuolo di persone che vengono ricordate così, attraverso i necrologi posati su questi lenzuoli, su queste persone distese in terra; “ci sono istituzioni” denuncia Staderini “come le carceri in cui la tortura è l’unico modo per gestire alcune criminali legislazioni” ha detto riferendosi alle repressive leggi proibizioniste, o alle inumane normative sull’immigrazione vigenti.

 

In tal senso, la battaglia per l’introduzione del reato di tortura, che avrebbe cambiato il corso della storia processuale per le violenze alla Diaz, a Bolzaneto, ma anche, come ricordato dall’attore Alessandro Haber dal palco, per le violenze subite da Giuseppe Uva, Aldo Bianzino, Stefano Cucchi e dei tantissimi altri detenuti che “dalle carceri e dalle caserme non sono mai usciti vivi” ha ricordato il senatore radicale Perduca, sottolineando quanto sia importante che “l’Italia metta in atto ciò che predica all’estero”.

 

È proprio Alessandro Haber ad aver sposato in toto questa “causa giusta”, come ama definirla: “le vite umane vanno protette ed il Partito Radicale è uno dei pochi partiti, se non l’unico partito, con una vera coscienza civile; bisogna guardare ai problemi veri, importanti, per creare un mondo in cui la giustizia sia anche etica”.

 

“L’amnistia”, ricorda Staderini, “è la risposta politica ad episodi come Bolzaneto; in Italia non esiste uno Stato sociale ma solo uno Stato penale” e le carceri rappresentano una vera e propria “discarica sociale” in tal senso, un non luogo ove rinchiudere nel silenzio e nella dimenticanza decine di migliaia di persone: tossicodipendenti, sbandati, presunti innocenti in primis. Una battaglia, quella per l’amnistia, che tocca numerosi tentacoli del macchinario Stato: “la codardia dei partiti potrà essere vinta solo se la Rai permettesse all’opinione pubblica di sapere i costi sociali ed economici della giustizia italiana”: proprio per questo motivo l’amnistia è “la prima riforma per rimettere in moto la giustizia”.

 

Un concetto espresso instancabilmente anche dalla deputata radicale Rita Bernardini che ricorda come quella carceraria sia una “realtà documentata nei suoi trattementi disumani e degradanti”; torturare non significa solo picchiare a sangue, soggiogare psicologicamente una persona, schiavizzarne il corpo e la mente, ma significa anche vivere in 6 nello spazio pensato per 3: “il Ministro della Giustizia Severino, che ben poco fa per risolvere il problema, appena terminata una visita al carcere di Sollicciano ha descritto le celle come luoghi di tortura”, continua Rita Bernardini ricordando le colpe dei “responsabili del Ministero della Giustizia nei confronti dei cittadini” che per 30 anni hanno permesso allo Stato “di delinquere come abitudine”.

 

La deputata radicale ha ricordato le “oltre 2000 condanne della Corte di Giustizia europea per le numerose violazioni del diritto comunitario” e ha sottolineato quanto anche “la durata dei processi” sia parte integrante della battaglia per l’amnistia: “la giustizia è allo stremo: 10 milioni di processi pendenti, 180mila prescrizioni ogni anno che sono, di fatto, un’amnistia per ricchi. L’amnistia deve liberare le arterie della giustizia affinchè questa torni a funzionare e, in questo senso, è di per sè una riforma”.

 

I lenzuoli bianchi sui sanpietrini del Pantheon ricordano i tanti, troppi morti nelle carceri: anche loro sono parte integrante di quella barbara tortura di cui lo Stato nega a se stesso anche la sola esistenza; l’amnistia per la repubblica significa questo: significa consapevolezza, significa responsabilità, significa voglia di cominciare seriamente a cambiare la giustizia italiana.

 

- La Manifestazione - video da radioradicale.it


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