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26/12/24 ore

“Come un tuono” (Genitori e figli, cause ed effetti)



Dopo il successo di “Blue Valentine”, Derek Cianfrance si rivela ancora abile regista e narratore in “Come un tuono” (titolo originale “The place beyond the pines”), un film che descrive più personaggi e generazioni, raccontando la storia di Luke (Ryan Gosling), un pilota acrobatico di motociclette impiegato in  uno spettacolo ambulante.

 

Quando scopre di aver un figlio, Jason (Dane DeHaan), nato da una breve relazione con una sua ex girlfriend, Romina (Eva Mendes), Luke decide di occuparsi di lui per impedire che cresca senza un padre. Desideroso di provvedere a Jason e Romina, intraprende una serie di rapine in banche per far soldi in fretta, avvalendosi della sua abilità di motociclista per sfuggire alla polizia. Purtroppo “chi corre come un fulmine, si schianta come un tuono” e pertanto la sua folle corsa è destinata a finire tragicamente quando un giovane poliziotto, Avery Cross (Bradley Cooper), lo blocca e lo uccide.

 

Passano gli anni e Avery, considerato ormai eroe nazionale e ambizioso personaggio rampante, deve fare i conti con il suo passato quando il destino lo pone inaspettatamente di fronte alle sue responsabilità: suo figlio, AJ (Emory Cohen), viziato, drogato e violento, al liceo conosce Jason, figlio di Luke, e lo ricatta per procurarsi della droga. Dopo una serie di drammatici d’eventi, finalmente sembra chiudersi il cerchio tra passato e presente.

 

Il film ci fa riflettere sul rapporto causa-effetto, per cui “violenza genera violenza”, e soprattutto su quello tra genitori e figli, in particolare sulla scelta tra rifiuto degli errori commessi dai genitori o ripetizione degli stessi. Per alcuni, purtroppo, sembra che il destino sia quasi segnato, come per Luke che nell’ emblematica immagine iniziale del film gira vorticosamente con la sua moto in una sorta di “globo della morte”, una gabbia che lo costringe a girare in cerchio senza percorsi alternativi.

 

Per il figlio, Jason, invece, il regista sembra intravedere la possibilità di un riscatto, di un cambiamento: nella scena finale  il giovane sfreccia sulla sua moto verso una nuova vita, attraversando una strada di campagna tra gli alberi, un’immagine che ricorda il titolo originale “The place beyond the pines”(Il posto al di là dei pini), forse  un luogo di pace e di armonia.

 

Notevoli la fotografia di Sean Bobbit, le musiche di Mike Patton, la scenografia di I. Weinberg, la bravura degli interpreti.

 

Giovanna D’Arbitrio

 

 


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