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23/11/24 ore

Bimbi belli - Esordi nel cinema italiano 2013


  • Giovanni Lauricella

Nella rassegna di successo Bimbi belli-Esordi nel cinema italiano 2013 organizzata da Nanni Moretti al Nuovo Sacher di Roma vince il film di Leonardo Di CostanzoL'intervallo, la cui straziante trama ha ammaliato talmente tanto che il pubblico lo ha votato vincitore insieme a Pulce non c'è di Giuseppe Bonito.

 

Secondo alcuni è una vittoria pilotata dato che, guarda caso, a questi concorsi a votazione, vincono i film che si presentano l'ultimo giorno, cioè quando ci sta il clou della platea votante e quando, se necessario, si dà quel voto in più per battere la concorrenza, come poi è stato.

 

In questa nona edizione la giuria del pubblico ha assegnato i premi anche alla migliore attrice: Jasmine Trinca interprete di Miele e Alessandro Gassman come migliore attore interprete di Razza Bastarda ritirato da Vinicio Marchioni, mentre il premio come migliore dibattito a Marco Bonfanti per il film L’ultimo pastore.

 

Non c'è niente da ridire sull'intelligenza e l'acume di Nanni Moretti, operatore culturale geniale nonché famosissimo regista: la rassegna Bimbi Belli mette alla ribalta anche film non in distribuzione permettendo a registi che altrimenti verrebbero tagliati fuori dal grande pubblico cinematografico di essere visti. Basterebbe solo questo per dare punti ad un premiatissimo e stimatissimo Nanni Moretti, sempre capace di rendere l'arte cinematografica - perennemente in crisi - una feconda opportunità di successo culturale e di lavoro per tutti (ma sempre un po’ di più per Nanni, naturalmente ).

 

11 film in concorso da giovedì 4 luglio iniziati con Miele di Valeria Golino, La città ideale di Luigi Lo Cascio, Razza bastarda di Alessandro Gassman, Non lo so ancora di Fabiana Sargentini, Tutti contro tutti di Rolando Ravello, Pulce non c’è di Giuseppe Bonito, Salvo di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza, Nina di Elisa Fuksas, L’ultimo Pastore di Marco Bonfanti, I giorni della vendemmia di Marco Righi, L’Intervallo di Leonardo Di Costanzo.

 

La rassegna è stata un vero successo di pubblico visto che c'è sempre stato il pienone di spettatori in un cinema non multisala, e quì si dovrebbe aprire una parentesi sulla gestione dei cinema e sulla distribuzione che non faccio perchè ci porterebbe lontani dall'argomento che voglio affrontare.

 

Personalmente il mio voto va al film di Alesandro Gassman Razza bastarda in quanto film con sceneggiatura, foto, attori professionisti sotto regia, e non una miscela di riprese che hanno una presunzione documentaristica quale non è perchè è e resta una fiction come la stragrande maggioranza dei ottimi film partecipanti a Bimbi belli.

 

Si, parlo dell'ultima tendenza in voga, il film documentaristico, una particolare sorta di film neorealista suffragata da un regista che ha l'accredito di essere stato uno che, schifato dalla fiction, ha sempre fatto documentari e che poi, miracolo, è approdato al cinema.

 

Uno strano fenomeno culturale che fa di giovani registi cinematografici degli artisti, la cui formazione è di importazione  dall'ambito documentaristico, e comporta una mutazione tutta nuova della figura del regista. Infatti alla stessa età che avevano i giovani registi fino a pochi anni fa, questa nuova leva ha già l'accredito di un vissuto e di un'attività alle spalle, propria di un'altra vita professionale, di conseguenza, data la giovane età dei registi che si sono presentati, si potrebbe pensare che l'ambito documentaristico è in mano ad adolescenti, il che lascia stupefatti.

 

Quello che è interessante è che questa nuova maniera di fare cinema mette in contraddizione lo spettacolo cinematografico o almeno, penso che lo voglia mettere. Con questo filone cinematografico si vuole dire, lo dico in senzo estremizzato per facilitare la comprensione, che "noi" che veniamo dai documentari diciamo la verità, mentre gli altri sono mistificatori della realtà.

Così ad esempio Alessandro Gassman è un manipolatore di coscienze, Leonardo di Costanzo no perchè è un esperto di verità, un satrapo dell’informazione in presa diretta o l’esponente della nuova categoria dei santi predicatori.

 

Infatti abbiamo il film Intervallo vincente su Razza bastarda perdente: pare che abbiano costruito la rassegna Bimbi belli per premiare i documentaristi.

 

Una forzatura artistica già presente nella letteratura dove  Roberto Saviano che ci ha illuminato sulla camorra è diventato come colui che ci redime dal male perchè il suo romazo non è un romanzo ma un romanzo inchiesta, cioè un resoconto dell'illegalità partenopoea resa dallo scritto documentabile. Alla recente festa ebraica romana la sua presenza ha attirato tanto pubblico in un affollatissima sala che era impossibile vederlo. Un fenomeno che fa di questi personaggi i guru salvifici della coscienza umana.

 

Infatti il fenomeno di costume che si è andando a manifestare si può ridurre a questo: io ho letto e meglio ancora ho visto Roberto Saviano e tu? Come dire: io sono contro la camorra e tu? Di conseguenza, guai a chi non ha letto Saviano e, peggio ancora, se passa dalla  tua città e non sei andato a salutarlo si potrebbe pensare male di te. Così è facilmente intuibile cosa fanno tutti quelli che hanno la coda di paglia....

 

Nella società dello spettacolo, laddove assistiamo alla spettacolarizzazione e alla commercializzazione della disgrazia napoletana, viene venduta la camorra sotto forma di libri,  film, dibattiti e conferenze, di conseguenza il conflitto di interesse di case editrici e cinematografiche si fa avanti sempre più vistosamente  nelle figure di alcuni osannati personaggi che hanno la verità in tasca.

 

Così il talk  a triangolo tra giornalista indipendente, professore universitario ed esperto, presente nei media ogni qual volta ci vogliono dire la verità su qualcosa, ha adesso ha una nuova categoria di imbonitori, lo scrittore con la scorta o il regista documentarista (che spera anche lui di averla quanto prima se no non lievitano i cachet ai dibattiti o alle conferenze).

 

Tornando al film Intervallo (film contro la camorra ben confezionato e di buona qualità già premiato dalla stampa estera al Globo d'oro) realizzato a Napoli con una fotografia dei personaggi (presi dalla strada) alla Rohmer in un'ambientazione monotamente e ossessivamente cruda di un degrado napoletano tra i più eccessivi che si possano immaginare e con sottotitoli (i napoletani razza a parte decifrabili da noi italiani solo dalle didascalie) la cui unica cosa "piacevole" è il regalo che fa l’odiatissimo camorrista in conclusione del film alla ragazza protagonista che fino all'istante prima di incontrarlo aveva pensato di ucciderlo.

 

Lui, il terribile camorrista, abbracciandola con affetto e tenerezza dà un braccialetto d'oro a lei, povera ragazza sfigata dal vestito vecchio bucherellato e dai braccialetti di file di perline di plastica. Insomma in questa Napoli talmente vera  quanto repellente, talmente incomprensibile che se non leggi le didascalie non capisci quello che dicono i personaggi quando si parlano, l'unico gesto di bene viene da colui che viene combattuto come la causa del male.

 

Un finale difficile da capire: da vero e proprio film giallo, oserei dire, ma mi attirerei le ire di molti documentaristi. 

 

 


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