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24/12/24 ore

'Allacciate le cinture', un'altra storia d'amore e amicizia



“Allacciate le Cinture”, film che sta riscuotendo notevole successo di pubblico più che di critica, è senz’altro un’altra storia d’amore e d’amicizia raccontata nel particolare stile di F. Özpetek.

 

Questa volta siamo nell’anno 2000 a Lecce dove Elena (Kasia Smutniak) lavora in un bar insieme all’amico gay Fabio (Filippo Scicchitano) col quale sogna di aprire un locale per giovani. In questa atmosfera serena, fatta di amici affettuosi e sogni giovanili, irrompe un giorno Antonio (Francesco Arca), un meccanico rozzo, molto palestrato e tatuato, omofobo e anche un po’ razzista, che tuttavia riesce a far innamorare Elena benché sia molto diverso da lei, ragazza sensibile, di buona famiglia che vive con la madre anziana e una zia un po’ stramba.

 

S’incontrano e subito si scontrano in una giornata di pioggia sotto l’affollata pensilina d’una fermata d’autobus: scatta la scintilla che attira gli opposti, cominciano a frequentarsi e così …. Li ritroviamo 13 anni dopo sposati con due figli, i primi litigi e le incomprensioni di una coppia che si sta trasformando con il matrimonio. La vita comunque è imprevedibile ed ecco arrivare le sue dure prove, soprattutto quelle della malattia che colpirà lei, ma coinvolgerà anche tutta la famiglia e gli amici, come spesso accade.

 

Ospedali, chemioterapia, capelli che cadono, trasformazione fisica, e non solo, poiché ci sono eventi che coinvolgono le persone e le costringono a cambiare anche nell’anima. E così bisogna “allacciare le cinture” contro le turbolenze della vita. In fondo questo film ci ricorda altre opere di Özpetek (Le Fate Ignoranti, La Finestra di Fronte, Cuore Sacro, Saturno Contro, Mine Vaganti) in cui il regista riesce a trattare con delicatezza, sensibilità e perfino humour temi drammatici che vengono affrontati con coraggio e nello stesso tempo stemperati e addolciti grazie alla forza positiva dell’ amicizia, della solidarietà, dell’empatia, insomma dell’amore in tutte le sue variegate e molteplici forme.

 

C’è anche un altro elemento che caratterizza i suoi film: il cambiamento determinato da un evento improvviso, l’imprevedibile drammatica “svolta” che costringe le persone, nolenti o volenti, alla crescita spirituale. In “Allacciate le cinture” forse c’è una riflessione in più su passato e presente che alla fine nel film, con un significativo flashback, sembrano convergere e disegnare un cerchio, poiché quello che conta nella vita, al di là di tutti i conflitti e drammi, è avere dei “bei ricordi” da condividere con le persone amate, ricordi che ci aiutano ad andare avanti.

 

E così “a mano a mano”, come recita la canzone di Rino Gaetano (colonna sonora di P. Catalano), malgrado gli inevitabili cambiamenti, i sentimenti sinceri possono resistere a tutte le prove e ci aiutano ad affrontare la vita. Le accuse di cedimento al mélo mosse da alcuni critici sembrano eccessive, poiché Özpetek è molto bravo nel destreggiarsi tra commedia e tragedia e sembra anche molto attento a tutto ciò che è “realtà", dalla scelta accurata di ruoli e interpreti, costretti a modificare l’aspetto fisico ingrassando o dimagrendo a seconda di tempi ed età, fino alle variegate situazioni che spesso traggono ispirazione dalla vita quotidiana (come egli stesso ha sottolineato).

 

Ottimo cast di attori (bravi anche quelli impegnati in ruoli minori, come C. Crescentini, F. Scianna, C. Signoris, E. S. Ricci, P. Minaccioni, G. Michelini, L. Ranieri), della fotografia di G. F. Corticelli, della sceneggiatura di Özpetek e di G. Romoli, col quale il regista aveva già collaborato in “Harem Suare” e “Saturno contro”.

 

Giovanna D’Arbitrio


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