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02/05/24 ore

Le regole del caos, un film di Alan Rickman. Condizione femminile, classi sociali e potere



Alan Rickman è davvero un personaggio poliedrico: noto attore di teatro e di cinema, sceneggiatore ed ora anche regista, sta ottenendo un buon successo di pubblico con il suo secondo film, "Le Regole del Caos",  il cui cast  annovera oltre allo stesso Rickman e Kate Winslet, bravi attori come Matthias Schoenaerts, Stanley Tucci ed altri.

 

"Le Regole del Caos", una commedia  in costume (a tratti quasi un’opera teatrale) in cui si mescolano fatti storici e personaggi immaginari, racconta una storia d'amore che è un’occasione anche per riflessioni sulla condizione femminile, le classi sociali e il potere.

 

Fatto reale del racconto è la "Salle de Bal",  costruita nel 1682 per volere del Re Sole, Luigi XIV (Rickman), cioè una sala da ballo a forma di anfiteatro con fontana a cascata d'acqua sui gradoni, creata nei giardini di Versailles dal bravo architetto d'esterni,  André Le Notre, un personaggio realmente esistito (interpretato da  Matthias  Schoenaerts).

 

Nella storia scritta da Rickman, Alison Deegan e Jeremy Brock, si immagina che Le Notre dia l’incarico di tale progetto alla giardiniera e paesaggista Sabine De Barra (Kate Winslet) che, con forza unita a dolcezza, riesce a superare pregiudizi maschili, intrighi di corte e perfino un doloroso dramma familiare, conquistando l’amore di André e la stima dei suoi collaboratori.

 

Rompendo vecchi schemi e formalità e introducendo a Versailles il suo intelligente e innovativo "caos",  riesce a suscitare perfino l’interesse del re che si confida con lei da essere umano ad essere umano, al di là delle barriere sociali, come se ella fosse un’amica.

 

In varie interviste il regista ha confermato la sua intenzione di mettere al centro del racconto il tema della condizione femminile, in modo che lo spettatore possa riflettere e fare raffronti tra passato e presente:  ciò appare chiaro nel film il cui titolo originale in inglese è "A Little Chaos", un po’ diverso da quello italiano dove sembra si voglia mettere in risalto che anche il  "caos" ha le sue regole.

 

In realtà non sembra affatto che il "piccolo caos" che ha in mente Rickman preveda regolamenti, ma che al contrario egli intenda dar risalto al coraggio di una donna capace di infrangere proprio le regole di una società aggrappata a conformismi e cliché: significative appaiono in tal senso non solo la scena in cui Sabine dialoga "alla pari" con il sovrano, ma anche quella in cui viene invitata dalle dame di corte nel loro salotto privato dove finalmente cadono le maschere e vengono alla luce con sincera spontaneità i drammi individuali di una comune "condizione femminile",segnata da perdite dolorose e condizionamenti.

 

Un film che non pretende di essere di più di quello che è: realizzato in economia, ben costruito con il supporto di valida sceneggiatura, limpida fotografia di Ellen Kuras, musiche di Peter Gregson, splendidi costumi di Joan Bergin.

 

Giovanna D’Arbitrio

 

 


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