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24/11/24 ore

Thuth, il prezzo della verità. Il caso Rathergate



Presentato al Festival di Roma 2015, il film “Thuth, il prezzo della verità”,scritto e diretto da James Vanderbilt, fa discutere e riflettere sul giornalismo d’inchiesta.

 

Tratto dal libro autobiografico Mary Mapes “Thuth and Duty: the press, the president and the privileges of power”, il film è focalizzato sul cosiddetto  “Rathergarte”, un noto caso giornalistico che prese il nome dal mitico anchorman televisivo della CBS, Dan Rather (Robert Redford).

 

Nel 2004 Mary Mapes (Cate Blanchet) produttrice della trasmissione della CBS “60 Minutes”, mise insieme una squadra di giornalisti per indagare sul passato militare di G. W. Bush, probabilmente entrato mediante raccomandazioni del suo influente padre nella Texas Air National Guard, per evitare di combattere in Vietnam.

 

L’8 settembre 2004, alla vigilia delle elezioni presidenziali, Dan Rather e il team di M. Mapes, dopo aver ottenuto il consenso della CBS, misero in onda un servizio, mostrando i “Killian documents”, fotocopie di  documenti  firmati da J. B. Killian che negli anni ’70 era un ufficiale dell’ aviazione texana.

 

L’autenticità dei documenti fu poi messa in discussione in seguito a dubbi suscitati on line da qualche blogger: i giornalisti del team, accusati di aver manipolato le notizie, furono tutti licenziati e anche Dan Rather fu costretto a dimettersi. Bush vinse le elezioni, battendo di poco il candidato John Kerry che aveva un passato da eroe militare.

 

J. Vanderbit, già noto come sceneggiatore di “The Amazing Spider Man”  e “Zodiac”, con questo film ben s’inserisce nella tradizione liberal hollywoodiana focalizzata sul rapporto tra politica e giornalismo d’inchiesta.

 

La sceneggiatura è senz’altro efficace e riesce a tener desta l’attenzione per più di due ore con il suo ritmo incalzante e i numerosi colpi di scena. Ottimo il cast di attori, tra i quali si distinguono Cate Blanchet e Robert Redford che danno corpo e spessore umano ai personaggi di Mary Mapes e Dan Rather, coinvolgendo gli spettatori anche a livello emotivo, a differenza del pluripremiato “Caso Spotlight”, molto più freddo e distaccato.

 

Il film ha inoltre il pregio di suscitare molti interrogativi su giornalismo d’inchiesta e condizionamenti dei poteri forti su libertà di stampa e di espressione, sui media che spesso creano confusione invece di focalizzarsi sui fatti, su blog e Internet, insomma sulla vera democrazia che spesso viene messa in pericolo.

 

Ma oggi c’è ancora qualcuno disposto a pagare un prezzo così alto, a perdere lavoro, pace familiare e talvolta perfino la vita, per la ricerca della Verità?

 

Il film finisce con una semplice parola rivolta da Dan alla sua amica Mary Mapes. “Coraggio!”, una parola usata spesso da lui per chiudere i suoi drammatici reportage.

 

Giovanna D’Arbitrio

 

 


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