In competizione per la Palma D’Oro a Cannes dopo il successo riscosso in Spagna, Dolor y Gloria,un film scritto e diretto da Pedro Almodóvar, è senz’altro un’opera ricca di riferimenti autobiografici.
Il regista in effetti racconta la sua vita sotto le mentite spoglie di Salvador Mallo (Antonio Banderas) un regista cocainomane, malato e ormai in declino che s’immerge nei ricordi del passato.
Una serie di flash back ci narrano l'infanzia, quando la famiglia si trasferì a Paterna in cerca di una vita migliore, il primo desiderio d’amore per un giovane operaio al quale insegnò a leggere e scrivere, il rapporto con la madre Jacinta (Penelope Cruz), il primo grande amore a Madrid durante gli anni ottanta e dolore per la sua perdita, e infine l’aspetto salvifico di scrittura, amore per cinema e teatro che lo hanno sempre aiutato e ancora lo aiuteranno a colmare ilvuoto esistenziale
Accompagnate dalle note del brano di Pino Donaggio Come sinfonia, interpretato da Mina, le scene scorrono sotto i nostri occhi lentamente e spesso malinconicamente, supportate dai colori vivaci della fotografia (José Luis Alcaine)e della scenografia (Antxón Gómez), che sembra prediligere il rosso ovunque, dall’arredamento ai vestiti, e infine anche da belle musiche (Alberto Iglesias).
In complesso nei dialoghi della sceneggiatura, dello stesso Almodóvar, prevale un tono di conciliazione ed empatia in tutti i rapporti umani, un tempo fonte di litigi ed incomprensione, come se il passare degli anni e l’esperienza del dolore stemperassero la passata aggressività.
Pedro Almodóvar ha affermato in un’intervista che il "tasso di autobiografia in Dolor y gloria [...] sul fronte dei fatti è il 40/100, ma per quello che riguarda un livello più profondo, si tratta del 100/100", poiché Salvador Mallo si muove in quelle che sono state le sue esperienze di vita realmente vissute, cioè "In tutti i posti dove il personaggio di Antonio [Banderas) è stato - ha confessato - ci sono stato anche io, la casa di Salvador è una copia della mia, ci sono i miei mobili, i miei quadri, tutto quello che nel film non ho vissuto potrei però averlo vissuto"
Infine ribadendo il potere salvifico che il cinema ha avuto su di lui ha dichiarato: "Sia il personaggio che io viviamo il grande problema di credere di non poter vivere senza il cinema, proviamo il grande senso di smarrimento che può venire dalla crisi di ispirazione e anche dalla sensazione di non poter tornare sul set per dolori fisici e la depressione. È la mia paura più grande, convivo con questo fantasma. Quando nel monologo lui dice 'il cinema mi ha salvato' è esattamente quello che è successo a me".
Bravi anche gli altri interpreti nei loro rispettivi ruoli: Leonardo Sbaraglia - Federico, Nora Navas - Mercedes, Asier Flores - Salvador bambino, Cecilia Roth - Zulema, Raúl Arévalo - padre, Julieta Serrano - Jacinta anziana.
Tra i migliori film del regista ricordiamo: Matador, La legge del desiderio, Donne sull'orlo di una crisi di nervi, Tacchi a spillo, Carne tremula, Tutto su mia madre, Parla con lei, La mala educación, Volver, Gli abbracci spezzati, La pelle che abito, Gli amanti passeggeri, Julieta.