Bandito in Cina, presentato a Cannes 2021 quasi in sordina, Revolution of Our Times, del regista Kiwi Chow, è arrivato sui nostri schermi il 30 giugno, in occasione del venticinquesimo anniversario del cosiddetto "handover", cioè il passaggio di Hong Kong, colonia inglese per 156 anni, dalla sovranità britannica a quella cinese.
Nel 2019 a causa della legge sull'estradizione dei condannati dalla giustizia in Cina, Hong Kong insorge: migliaia di manifestanti, in particolare giovani, combattono con fionde e molotov contro i manganelli e i lacrimogeni della polizia, occupano il Politecnico.
La massiccia protesta popolare iniziata qualche anno fa, di fatto è stata una ribellione contro il governo filocinese della città e i ripetuti attacchi a libertà e autonomia, protesta ancora in atto dopo tre anni.
Si tratta senz’altro di un documentario realistico e doloroso in cui il regista Kiwi Chow alterna testimonianze dirette a filmati di cortei e manifestazioni, mostrando i fatti con crudezza, una lotta per un sogno di libertà che gli hongkonghesi sentono ancora lontano dopo 25 anni.
“Noi hongkonghesi - ha affermato Kiwi Chow - abbiamo una tattica di resilienza: “essere come l’acqua”. Io, però, vorrei suggerire una nuova versione: “essere come il sangue”. Siamo stati tutti profondamente feriti da ciò che abbiamo passato negli ultimi tre anni, ma credo che i nostri legami reciproci non siano mai stati così forti e la nostra volontà di resistere al regime non sia mai stata così alta. Abbiamo tutti un nuovo senso di unità grazie a quello che abbiamo passato insieme. Perciò dico: “siate come il sangue”, perché siamo una sola persona, una sola famiglia, una sola comunità”.
Davvero straordinarie le riprese dalla giornalista Gwyneth Ho sui manifestanti, nonché le testimonianze di vari protagonisti, ora in carcere o fuggiti a Taiwan. Colpiscono le immagini della celebrazione dei 70 anni della Cina Popolare messe in contrapposizione con quelle dei violenti scontri a Hong Kong.
Nei dibattiti tra i manifestanti emergono opinioni diverse su violenza e pacifismo. Si criticano gli adulti che in gran parte non hanno aderito alla rivolta e si ricordano i capi imprigionati o esiliati a Taiwan. Alla fine sembra comunque prevalere la speranza.
Senza dubbio un’opera che aiuta a comprendere una situazione politica in continua evoluzione.
Ecco il trailer (da Fashion luxury)