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21/11/24 ore

A passo d’uomo, di Denis Imbert. Tratto dal libro ‘Sentieri Neri’ di Sylvain Tesson


  • Giovanna D'Arbitrio

In un’epoca in cui stiamo perdendo il contatto con la Natura e un modo di vivere a dimensione “d’uomo” tra tragiche guerre, pandemie e disastri climatici, il film “A passo d'uomo” (Sur les chemins noirs) di Denis Imbert ci fa riflettere su tutto ciò. La pellicola è tratta dal libro “Sentieri neri” di Sylvain Tesson (Ed. Sellerio”), finalista nella sezione narrativa straniera del Premio Gregor von Rezzori 2019.

 

Il testo viene così presentato: “Il corpo in frantumi a causa di una caduta di otto metri che poteva costargli la vita, Tesson in quel letto rimarrà per mesi, ed è lì che è nata la promessa da cui è scaturito questo libro. Un anno dopo, al posto di una canonica riabilitazione in un centro specializzato, Tesson si mette in movimento nonostante i chiodi nella schiena e una paralisi facciale non ancora recuperata. La bocca gli pende da una parte e un occhio gli sporge dall’orbita, i ragazzini lo guardano con stupore mentre affronta il cammino. Si è messo in testa di seguire un precetto di Pessoa: «Della pianta dico “è una pianta”, Di me stesso dico “sono io”. E non dico nient’altro. Che altro c’è da dire?». 

 

Nel corso di questo viaggio solitario e sorprendente, compiuto tra l’agosto e il novembre del 2015 partendo dalla Provenza per arrivare in Normandia, Tesson racconta un paesaggio impervio e sconosciuto che si rivela percorrendo vie secondarie ignote ai più, sentieri neri che sembrano ingressi nascosti e segreti a un altro mondo, dove dileguarsi e scomparire. Camminando Tesson osserva la natura sottratta all’invadenza dell’urbanizzazione e all’arrivo della tecnologia, scopre il silenzio degli insetti lì dove l’agricoltura intensiva ha ridisegnato il paesaggio, ascolta gli animali nella notte, e in fondo rifugge gli uomini. 

 

Dalle sue pagine e dalla sua ispirazione la Francia di campagna, la Francia profonda – un territorio ormai a tratti abbandonato – emerge come un luogo carico di vitalità, persino tumultuoso. E in giro sbucano i segni e i messaggi di chi ha fatto scelte radicali, resistendo al tempo che fugge: «Accetto solo pane secco e libri»; «Qui non c’è il wi-fi ma abbiamo del vino». A fargli compagnia, è un suo marchio di fabbrica, sono i libri. Filosofi, poeti, studiosi, da Agamben a Jean Giono, che gli danno l’occasione di ripensare alla vita, alla propria morte, di conquistare di nuovo se stesso attraverso un farmaco faticoso ma efficace: camminare, leggere, ragionare. Aprire gli occhi”.

 

Il film racconta la storia di Pierre (Jean Dujardin), un noto scrittore che ama viaggi e avventura, malgrado una vita dissoluta e la dipendenza dall’alcol. Una sera in cui aveva bevuto troppo cerca di arrampicarsi lungo la facciata di un albergo, cade e finisce in coma. Quando si risveglia, contro il parere di tutti decide di mettersi in viaggio e di percorrere a piedi la Francia, dal parco del Mercantour fino all'estremo ovest della Normandia, attraversando solo piccoli sentieri, poco conosciuti. Un viaggio che gli farà scoprire non solo diversi aspetti passati e presenti del suo Paese, ma che gli permetterà anche di iniziare una vita diversa.

 

Significativa una scena che evidenzia il messaggio del film: Pierre incontra un monaco che mostrandogli una scultura in pietra lo induce a riflettere su materia e spiritualità, non da considerare per forza in contrasto, come spesso accade.

 

Pierre dolorante e malconcio, ma sostenuto da ferrea volontà, attraverso il prezioso contatto con la Natura, comprende non solo gli errori del suo passato, ma si rende anche conto che quella personale riscoperta di “dimensione d’uomo”, purtroppo in un prossimo futuro potrebbe essere cancellata dalla cosiddetta “civiltà”, se non staremo attenti. E in effetti forse sta già accadendo, come evidenziano i drammatici eventi che stiamo vivendo nella nostra epoca.

 

Notevole il cast includente Jean Dujardin, Anny Duperey, Izïa Higelin, Josephine Japy, Dylan Robert, Jonathan Zaccaï, Olivier Charasson, Lou Chauvain, Marie-Christine Barrault, Yves Servière, David Faure, Thomas Goisque.

La sceneggiatura è di Denis Imbert, Diastème, la fotografia di Magali Silvestre de Sacy.

 

Denis Imbert, attore, sceneggiatore e regista, ha al suo attivo altri due film: Vicky, Vicky e il suo cucciolo

 

Ecco il trailer del film (da Coming Soon)

 

 


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