Presentato al Festival di Roma, Berlinguer - La Grande Ambizione, di Andrea Segre racconta 5 anni della vita privata e pubblica di Enrico Berlinguer (Elio Germano), dal 1973 al 1978, un’opera realizzata in occasione del quarantennale della sua morte.
Il film Inizia nel 1973 quando Berlinguer sfuggì ad un attentato in Bulgaria, dopo il colpo di stato in Cile con l’uccisione di Salvador Allende e l’inizio della dittatura di Pinochet. E il film segue le vicende storiche di un periodo importante nella storia del nostro Paese: il risultato elettorale che portò il partito comunista italiano al 34%, il sogno di un cambiamento che sfidava i diktat della “guerra fredda” Usa-Urss, quando Berlinguer tentò di portare il PCI al governo aprendo un dialogo con la DC, un tentativo che purtroppo condusse a rapimento e uccisione di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse.
Il biopic senz’altro è un omaggio ad un uomo politico preparato, onesto, coraggioso, ma anche a tutto ciò che la politica italiana (in particolare quella di sinistra) ha perso sempre più nel corso degli anni in termini di credibilità trascurando quello che si chiama “Bene Comune”, al di sopra di interessi di parte. Non a caso il film si apre con un esergo di Antonio Gramsci, politico e filosofo che afferma: “Di solito si vede la lotta delle piccole ambizioni, legate a singoli fini privati, contro la Grande Ambizione, che è indissolubile dal bene collettivo”. Significativa anche la lettera inviata da Berlinguer alla moglie Letizia per l ‘anniversario del loro matrimonio, lettera in cui si scusa per i sacrifici da lui imposti alla famiglia a causa del suo impegno politico.
“La cosa su cui io e Elio Germano abbiamo costruito un pezzo del nostro dialogo - ha affermato Segre - sta proprio nel trasmettere l'azione politica di un uomo che punta alla riduzione delle diseguaglianze dentro la democrazia e la libertà. Quello che Berlinguer chiamava il socialismo nella democrazia”.
Il film sembra in effetti porsi l’obiettivo non di “santificare “un uomo, ma di evidenziare le qualità di un “vero” politico” rispettato anche da molti avversari, quando davvero “fare politica” aveva almeno un significato. La grande ambizione insomma è l’aspirazione ad una politica seria, di alta qualità, radicata in ideali di libertà, democrazia e giustizia, apprezzata ai tempi di Berlinguer anche da tanti che non erano comunisti. Ricordo che anch’io ero angosciata da bambina dai discorsi degli adulti su “guerra fredda” e rischio di armi nucleari e poi come tanti giovani degli anni ’60, ho sognato un’Italia inserita in un’Europa Unita contro estremismi, dittature, guerre. A quanto pare, ancor oggi tale sogno ha una difficile strada da percorrere davanti a sé.
Accanto al bravo Elio Germano (Premio Vittorio Gassman per Miglior Attore, al Festival di Roma) troviamo tanti validi interpreti come Paolo Pierobon (Giulio Andreotti), Paolo Calabresi (Ugo Pecchioli), Roberto Citran (Aldo Moro), Stefano Abbati (Umberto Terracini), Francesco Acquaroli (Pietro Ingrao), Andrea Pennacchi (Luciano Barca), Giorgio Tirabassi (Alberto Menichelli), Elena Radonicich (Letizia Laurenti) e Fabrizia Sacchi (Nilde Iotti).
La sceneggiatura è di Andrea Segre e Marco Pettenello, la fotografiaè di Benoît Dervaux, le musiche sono di “Iosonouncane”, pseudonimo di Jacopo Incani.
Il regista ha al suo attivo molti documentari e i seguenti film: Io sono Li (2011), La prima neve (2013), L'ordine delle cose (2017), Welcome Venice (2021)
Ecco il trailer del film (da Coming Soon)