La figura del padre è il nodo che non si riesce a sciogliere, il familiare estraneo che punge i pensieri.
In L’Io e l’Es (1922), nelle ultime pagine, Freud scrive: “La domanda a cui ci eravamo riservati di rispondere in un secondo tempo era: come mai il Super-io si esprime essenzialmente come senso di colpa (o meglio come critica; il senso di colpa è la percezione che nell’Io corrisponde a questa critica), e manifesta una così straordinaria durezza e severità nei confronti dell’Io?”.
POESÌ di Rino Mele
L'interdetto di vivere
Sulla superficie di una vita che non conosciamo,
scivolando
veloci mandiamo segnali dal doppio significato. Tra inaudite violenze
c'inerpichiamo
infelici
gridando parole inseguite da pensieri afoni.
Mentre il sonno urta col suo muso caldo di bestia
la nostra intisichita ragione
- l'artrosi
delle dita che la notte finalmente scioglie -
percorriamo
l'aspro sentiero di morte
per evitarla,
nel freddo volto della madre, il padre
dal quale vorremmo ancora nascere, e che fugge via dal nostro orrendo
richiamo.
Lui assegna la colpa, e il tempo
del soffrire: l'unico modo di evitare la sfida
è corrergli incontro, salirgli
sulle braccia, fermarsi in equilibrio
sulle sue spalle mentre, poggiandosi a un bastone, guada il torrente, e
l'urtano
i sassi. Solo nei sogni può tornare
indietro il tempo
e il padre (che ne è figura)
liberatosi di quelle onde ostili, diventato leggero,
non ha più impedimenti a correre, e sono io - il figlio - a tirarlo in alto,
e vedo
di nuovo i luoghi in cui continuamente ci perdevamo, l'angoscia
ripetuta, la continua condanna dell'io,
la colpa. Il tempo lo conosciamo sapendo di non poter sfuggire a quel morso,
nell'inutile richiesta
di salvarci, ed è il continuo sognare il padre,
salirgli le braccia,
fare delle sue spalle le più interne scale, nell'alba
chiusa
dalla brina notturna dell'orto.
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Rino Mele (Premio Viareggio Poesia 2016, terna finale con “Un grano di morfina per Freud, ed. Manni) scrive, il venerdì e il martedì, su “Agenzia Radicale”. Dal 2009 dirige la Fondazione di Poesia e Storia. Il nome della rubrica è “Poesì”, come nel primo canto del “Purgatorio” Dante chiama la poesia.
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