Ho già pubblicato questi versi con un diverso titolo (Quale ebrietà chiamo Spirito?) nella primavera del 2000,nel mio Il sonno e le vigilie, edizioni Sottotraccia. I quattro Vangeli ci dicono che Gesù fu crocifisso ma nessuno come fu inchiodato, c’è una sospensione della rappresentazione, le parole sembrano rifiutarsi, gli evangelisti rinunziano al ruolo di narratori che hanno ampiamente interpretato fino ad allora. Una vita inchiodata è segno terrificante.
L’episodio del ragazzo nudo che, durante il delirio notturno della cattura di Cristo, sfugge ai soldati lasciando nelle loro mani la sua veste è raccontata da Marco (XIV,51-52), forse come estrema testimonianza della sua adolescenza.
Diversa dal morire è la morte. Ce lo ricorda in una straordinaria “storia interiore” - l’appena pubblicato Il fiume della vita,edizioni Feltrinelli - Eugenio Borgna: “La rimozione della morte è la caratteristica dominante della coscienza occidentale, non lo è invece la rimozione del morire: molte persone del nostro tempo si preoccupano del morire, dei modi con cui si muore, e sono alla ricerca delle vie che portano ad un morire libero da ogni possibile angoscia”.
POESÌ DI RINO MELE
Nessuno dirà come fu inchiodato
La croce è alta, come un albero, il ferro
inchioda la carne, penetra
strugge, stringe al legno e il legno
a una parete di vento. Il giorno
si fa notte, hanno paura
i soldati, le donne
ululano, alzano colombe al sole, veli
di sangue, Cristo chiede al Padre
perché lo ha abbandonato.
Il Padre che non sa la morte, Cristo
sulla croce spezzato, le braccia
contorte, i piedi sovrapposti.
Il cielo torna a chiarire, l'aria
a ridere fresca, è la voce
senza suono dello Spirito, quel fiume
che lega chi non muore
a chi è morto, non ancora
sepolto. Alto sulla croce, nessuno
dirà come fu inchiodato,
solo che le sue vesti furono divise
(le mani dei predoni, le unghie sporche,
la terra negli occhi rossi
le urla scomposte). Un ragazzo nudo
sfugge ai soldati. I cani raspano
l'erba, mettono il muso nel sangue
rovesciano l'aceto e il fiele.
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Rino Mele (Premio Viareggio Poesia 2016, terna finale con “Un grano di morfina per Freud", ed. Manni) scrive, il venerdì e il martedì, su “Agenzia Radicale”. Dal 2009 dirige la Fondazione di Poesia e Storia. Il nome della rubrica è “Poesì”, come nel primo canto del “Purgatorio” Dante chiama la poesia.
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