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27/12/24 ore

POESÌ di Rino Mele. Dovunque si nasconde la guerra



Infiniti i livelli di violenza, aggressività, oppressione dell’altro. Quasi non sapessimo fare altro che mentire e violare. Ci siamo così assuefatti da non cogliere più l’assurdità dell’ingiuria, la pena. Per difenderci ci appaghiamo di una spiegazione, pronti a giustificare, a razionalizzare il torto, l’ingannevole oltraggio. Anestetizzati dalla nostra inevitabile complicità di vittime, e dal dolore, finiamo con l’accettare l’ineluttabilità del male.

 

 

 

 

RINO MELE

 

 

Dovunque si nasconde la guerra       

 

Come una lunga vite da falegname

che tenga insieme superfici di legno sovrapposte

in un eccentrico girare (o le parti

di un pane che nessuno

riesce a prendere senza farsi mordere

le mani e graffiare).

Dovunque si nasconde la guerra. Le città

sono anche il carcere, l'ospedale, il reparto di contenzione

per il folle, la casa di fronte dove un corpo

strazia un altro

e il suono aspro di una radio copre l'urlo che rimane. Tra

muri sempre uguali si consuma

il dolore di esserci,

nella lingua aspra dell’animale che, una notte, col muso

di tenebre ti s’è accostato, e non t’abbandona più.

C’è sempre un fantasma, il particolare disegnato di un’ombra

sospesa a minacciarci, e può toglierci quello che

non abbiamo.

Su questa gelosia

la piccola rete delle nostre dita s'intreccia, sempre

più stretta, ci soffoca, spinge a limitate

strategie predatorie,

ti rubo gli occhi, tu la speranza, un altro a entrambi l’aria.

 

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Rino Mele (Premio Viareggio Poesia 2016, terna finale con “Un grano di morfina per Freud", ed. Manni) scrive, il venerdì e il martedì, su “Agenzia Radicale”. Dal 2009 dirige la Fondazione di Poesia e Storia. Il nome della rubrica è “Poesì”, come nel primo canto del “Purgatorio” Dante chiama la poesia.

 

 

 

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