Una mutazione che avvertiamo e cui non sappiamo opporci. Come attendessimo il responso da un oracolo assente.
RINO MELE
Stare l'uno all'altro di fronte e respirare
Il mare è pieno di navi, un gregge
d 'acqua senza pastori, sappiamo che per sfuggire
non basta chiudersi in casa
ma, in un contorto cammino, diventare
irraggiungibili.
Occupiamo piccole barche, zattere lente, navi,
difficile è dormire senza
sognare di tornare.
Non abbiamo dove attraccare, i porti sono stati murati
prima di fuggire per salvarci
sulle acque, gli oceani
sembrano laghi, per non incontrarci
restiamo immobili sui ponti delle navi
in attesa della notte. Abbiamo scoperto che l'epidemia
è insopprimibile, torna indietro, e la nuova
precede
quella appena finita. Così, l'uomo uccide
senza colpire: respirando. Stando l'uno di fronte all'altro
basta per morire.
La bella inutile vita che ci sta intorno
ogni giorno più si contrae, le api urtano i vetri,
muoiono nel bicchiere.
Le navi da lontano
sembrano grandi animali nel mare. Sono
ferme, lanciano segnali
d'emergenza
come nei macelli i vitelli che aspettano, e hanno fame.
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Rino Mele (Premio Viareggio Poesia 2016, terna finale con “Un grano di morfina per Freud", ed. Manni) scrive, il venerdì e il martedì, su “Agenzia Radicale”. Dal 2009 dirige la Fondazione di Poesia e Storia. Il nome della rubrica è “Poesì”, come nel primo canto del “Purgatorio” Dante chiama la poesia.
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