Le “Terminalia” erano feste in onore del dio Termine, il 23 febbraio. Nel secondo libro dei “Fasti” (8 dopo Cristo) Ovidio ne parla così: “Come sia trascorsa la notte, si rendano gli onori consueti / al dio che con il proprio segno delimita e separa i campi. / O Termine, che tu sia una pietra, oppure un tronco piantato / nel terreno, dal tempo dei tempi hai potere e immagine di un dio (ab antiquis tu quoque numen habes)”.
RINO MELE
Anche lo specchio è un confine (Lydia e quello che non sappiamo)
Abbiamo davanti a noi, e lontano - dove lo sguardo si posa
e i sogni
rabbrividiscono di notte
quando i corpi perdono l'abituale peso - sempre la linea di
un confine,
il dio Termine che un gelso selvatico segnava nei campi, l’albero
contorto
dai frutti acerbi per non invogliare il vicino.
Ogni volta, una linea ci attende,
perpendicolare, e vi si ferma lo sguardo, il cammino di chi si
muove nel sonno. Il fantasma della tua bellezza
s’allontanava
lungo una strada
che tagliava la mia (nel sogno
è sempre come un teatro
che si rovesci
nel suo contrario, chi guarda è guardato),
Lydia d'Angerio camminava in alto, di profilo: pensavamo d’essere
noi a vederla.
Ero in un’automobilina col tetto aperto,
nello stretto sedile posteriore:
ti abbiamo visto passare non visti, continuavamo a salire la strada
quando
all'improvviso - così grande
da occupare la scena - davanti a noi, prigionieri
di quella vecchia automobile giocattolo,
apparisti
nella grandezza immane dei morti.
Avevamo la bocca vuota
dei sogni.
Ora che sei morta, conosci come nessuno il distrutto teatro
dove ancora vivo (e inciampo), hai
in mano
un gomitolo di spago, riempi un canestro di quegli innumerevoli
pezzi di refe
che tagli e annodi di nuovo
a ricostruirne dolcemente lo scempio. Perché solo questo è vivere,
rifare
ciò che è disfatto,
riattraversare il dolore, mettere il piede sulla soglia che hai per
sempre
abbandonato, ritrovare il desiderato confine.
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Rino Mele (Premio Viareggio Poesia 2016, terna finale con “Un grano di morfina per Freud", ed. Manni) scrive, il venerdì e il martedì, su “Agenzia Radicale”. Dal 2009 dirige la Fondazione di Poesia e Storia. Il nome della rubrica è “Poesì”, come nel primo canto del “Purgatorio” Dante chiama la poesia.
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