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21/11/24 ore

POESÌ di Rino Mele. Il tempo che viene è già venuto



Il tempo è l’enigma più profondo, potrebbero risolverlo solo quelli che non lo subiscono più, ma i morti non s’interessano più a questioni così scolastiche.

 

 

                    

 

 

RINO MELE

 

 

 

Il tempo che viene è già venuto

 

 

Da lontano c’insegue il tempo correndoci incontro:una

grande rete che dalprofondo

cattura.

Dante vede risalire le anime 

dai cieli del Paradiso dove i corpi beati hanno recitato 

per gioco 

quello che, sciolti nella luce, ricordavano del buio, l’orrore

di una vita in cui 

il male inevitabile intrecciava le nostre dita. 

E sembra neve 

che salga al contrario

verso l’ultimo cielo di cristallo per giungere al lago

senza fine, 

al fiume che circonda se stesso, mare 

che s’apre nelle altissime 

onde di una rosa.

Il cielo cristallino è fuori da qualsiasi luogo e dentro ogni cosa, 

"nonha altro dove 

che la mente divina": dal concreto pensiero di Dio 

nascono le radici del tempo,

quell’albero 

i cui rami si stendono verso il basso: al contrario 

del salire 

delle anime. Non possiamo ripararci dalla 

tempesta della geometria

che Dante racconta, mentre l’enigma si ripete, chiasmi 

e frecce 

a mostrare come, salendo, continuiamo a precipitare. 

Anche il tempo 

- sembra dirci nei suoi versi - è quel 

tornare, non il lontano andare verso una meta che abbiamo, 

scordandocene, superato. 

L’abbiamo urtata,

è rimasta capovolta come un segnale 

abbandonato su una strada, su cui non sapremo ritornare.  

Dio gioca con noi fermi 

nel pensiero di un pittore, come

nella tempesta di una marina foresta la balena e il leone.

 

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Rino Mele (Premio Viareggio Poesia 2016, terna finale con “Un grano di morfina per Freud", ed. Manni) scrive, il venerdì e il martedì, su “Agenzia Radicale”. Dal 2009 dirige la Fondazione di Poesia e Storia. Il nome della rubrica è “Poesì”, come nel primo canto del “Purgatorio” Dante chiama la poesia.

 

 

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