di Adriana Dragoni
Al Museo di San Martino di Napoli, fino al 10 luglio, è in mostra uno strano e misterioso oggetto, la tabula musicalis, frutto dell'arte, della scienza e della creatività di una gentile signora, l'architetto professoressa Donatella Mazzoleni. Quando il nume della filosofia Aldo Masullo, che è stato mio professore e mi è molto caro, ha presentato questo oggetto a un pubblico numeroso e affascinato dalle sue parole, lo ha definito polisemico e sinestetico, illustrando, con grande dottrina, per quasi un'ora, il significato di questi termini.
E poiché io non posso cimentarmi con Masullo addentrandomi nel suo linguaggio filosofico, cercherò di illustrare questi termini a modo mio, entrando nel mio mondo infantile. Proprio così, ricordando un gioco che, bambina piccolissima, facevo: “per te che colore ha il 4?” “rosso” rispondeva il bambino mio interlocutore “e il 4 che lettera è?” “la lettera A” “per me il 4 è la mia mamma ma mi piace di più il 7, che è azzurro”- gli dicevo. Roba così. Ma in questo modo, per analogie strane, si dava, da bambini, più significati a uno stesso segno. Lo si considerava polisemico.
In modo analogo cercherò di chiarire il significato della sinestesia. Ero bambina un po' cresciutella quando, in un tema scolastico che chiedeva quale musica fosse piaciuta di più, scrissi che il piacere della musica dipendeva anche dal momento in cui la si ascoltava e che mi era piaciuto molto “Il concerto di Varsavia”, che avevo ascoltato in una sera d'estate, tra l'odore della campagna e con lo sguardo al cielo stellato, mentre intorno, tra il verde scuro degli alberi, c'erano “gli occhi chiusi delle case”. Non avevo descritto la musica, forse perché mi sarebbe stato troppo difficile, ma le sensazioni diverse che, in un certo momento, avevo provato.
Avevo, quindi, descritto una sensazione complessiva, che riportava a unità sensazioni dovute a organi sensoriali diversi. Una piacevole sensazione sintetica, fatta da più sensazioni: quella uditiva, visiva e olfattiva. Avevo, senza saperlo, fatto una analisi sinestetica. Tra parentesi questo termine oggi è molto usato per descrivere la cosiddetta arte totale.
La Tabula musicalis, l'oggetto polisemico e sinestetico creato da Donatella Mazzoleni è esteticamente piacevole e consiste in una tavola circolare, grande forse poco più di un metro, che poggia su un cilindro alto pressappoco altrettanto. Sulla tavola l'artista ha dipinto “il panorama del paesaggio napoletano” con una descrizione sintetica e suggestiva, intendendo realizzare la figura archetipa di Partenope-Napoli. Il termine “panorama” etimologicamente significa “vedere tutto”, infatti la veduta è dipinta a 360 gradi, e il termine “paesaggio” deriva dalla parola “paese”, che indica un luogo abitato- spiega in un suo scritto la professoressa.
La tavola è ordinata secondo i 4 punti cardinali e i suoi colori, distesi con andamento circolare, hanno sfumature diverse, che indicano le quattro stagioni dell'anno. Vi sono individuabili alcuni punti, toccando i quali si leva una musica che varia, anch'essa, secondo le stagioni. Pure la musica è fatta di suoni archetipi. E vuole riferirsi al pensiero pitagorico: il mondo è regolato da una musica che noi non udiamo. Un'affermazione filosofica nient'affatto campata in aria, giacché non è difficile osservare che, se non esistesse il ritmo secondo il quale si muovono gli atomi, le molecole e gli astri nel cielo, il mondo stesso non esisterebbe; vi sarebbe il caos o, meglio forse, il nulla.
La tabula musicalis, polisemica e sinestetica della professoressa Mazzoleni è stata definita “strumento pittorico-plastico-cronografico” dalla curatrice della mostra e direttrice del museo di San Martino Rita Pastorelli. Che ha scelto di collocarla nel belvedere dell'appartamento del vicario. In questo modo, la tavola si pone sull'asse castel dell'Ovo-Monte Echia, che è il sito del primitivo insediamento umano di Partenope-Napoli. Ed è un luogo in cui le forze occulte del magnetismo terrestre agiscono in tutta la loro potenza.
La direttrice Pastorelli osserva anche come la tabula si collochi a san Martino a degno completamento della serie di magnifiche vedute che, iniziando dalla maestosa Tavola Strozzi della Napoli capitale aragonese, è ospitata nel museo. Interessante è anche un'altra osservazione di Donatella Mazzoleni. Riguarda il mito di Partenope: una donna non pienamente donna, ma essere ibrido e sirena alata, si innamora di Ulisse, cerca di attirarlo a sé con il suo canto, non ci riesce e se ne muore d'amore. Ma non scompare. Creatura infernale e celeste, fatta di buio e di luce, vive ancora. Qui, a Napoli.
é uscito il N° 118 di Quaderni Radicali "EUROPA punto e a capo" Anno 47° Speciale Maggio 2024 |
è uscito il libro di Giuseppe Rippa con Luigi O. Rintallo "Napoli dove vai" |
è uscito il nuovo libro di Giuseppe Rippa con Luigi O. Rintallo "l'altro Radicale disponibile |