Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

26/12/24 ore

Dantedì 25 marzo 2023, presentazione del libro di Rino Mele ‘Futuro anteriore del verbo precipitare’ al Museo Archeologico Nazionale di Pontecagnano



In occasione di Dantedì, sabato 25 marzo 2023 alle ore 11:00, presentazione del libro di Rino Mele Futuro anteriore del verbo precipitare. Dante Alighieri (Edizioni Manni), presso il Museo Archeologico Archeologico Pontecagnano (Etruschi in Frontiera). Dialoga con l’autore Giovanna Mozzillo, modera Rosa Carlino.

 

In occasione della Giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri, promossa dal Ministero della Cultura, il Museo Archeologico Nazionale di Pontecagnano, in collaborazione con il Comune di Pontecagnano Faiano, aderisce alla celebrazione del sommo poeta nella data riconosciuta dagli studiosi come l’inizio del viaggio nell’Aldilà della Divina Commedia. 

 

L’iniziativa del MAP per il Dantedì 2023 prevede un incontro con il poeta, intellettuale e critico, Rino Mele, docente di Storia del teatro e dello spettacolo all’Università di Salerno, che, attraverso la sua poesia e le sue riflessioni si pone in costante dialogo con l’opera di Dante Alighieri. 

 

All’incontro prenderanno parte gli studenti del Liceo “T. Tasso” di Salerno, che avranno l’opportunità di confrontarsi con l’autore sulla poetica dantesca e di riflettere sul valore della poesia nell’età contemporanea. 

 

  

Sul libro di Rino Mele "Futuro anteriore del verbo precipitare"pubblichiamo quello che Alfonso Amendola scrisse su “Il Mattino” nella rubrica Costume&Società edizione di Salerno

 

  

Mele, intenso corpo a corpo con l'amata poesia di Dante

 

 

Con «Futuro anteriore del verbo precipitare» lo scrittore e critico si misura con Alighieri e dà vita a un poemetto di grande impatto: un'immersione nell'opera di un autore che travalica i secoli

 

di Alfonso Amendola

 

Ama le sfide Rino Mele. E ama la poesia come narrazione totale. Il suo «Futuro anteriore del verbo precipitare. Dante Alighieri» (Edizioni Manni, 2021) è, appunto, un poema sulla poesia dantesca. Da sempre Rino Mele realizza un corpo a corpo con la poesia di Dante e la «racconta» tra seminari di studio, affascinanti lectio, letture suggestive, seguitissime rassegne, analitiche note critiche. Ma stavolta è la poesia stessa a raccontar poesia.

 

Per Rino Mele la poesia diventa grimaldello, scandaglio, trama per investigare quel Dante che abita il tempo e il grande immaginario del poeta e critico nato a Sant'Arsenio, Rino Mele realizza con questa densissima plaquette un nuovo dialogare con la poesia, donandoci una vertigine, una perfetta «mescolanza» di stili e forme per omaggiare il suo Dante.

 

LA SFIDA

 

Quello che è centrale in quest’opera edita da Manni è la sfida di narrare la poesia attraverso la poesia. E questo il punto nodale di «Futuro anteriore del verbo precipitare. Dante Alighieri». E Rino Mele lungo questa lineare incunea le sue rappresentazioni in un recinto di contrasti stilizzati, pietrosi. E c'è la nostalgia, che spesso dà voce a sfumature antiche, ad altre tonalità sapientemente celate, chiede spazio al futuro, partecipe essa stessa dell'opera totale. E c'è la matrice dell'angoscia che sembra essere il tema portante di quest'opera,«un'angoscia - come ha sottolineato Giovanna Mozzillo - che cala su tutto al modo di una coltre soffocante».

 

La scrittura poetica, per Mele, è un lacerantissimo lavoro che si muove sull'eliminazione del troppo, nel segno dell'essenziale: e questo riassumere. frantumare, cancellare prima ancora di mettersi all'opera non sembra mai sufficiente al nostro poeta. Rino Mele con quest'opera realizza una «poesia come vertigine ed energia, come abisso che invoca un altro abisso, in un gioco di sensi e passioni che chiama in causa le ragioni del vivere dell'autore» (ha scritto Vincenzo Guarracino). La poesia di Rino Mele è infatti una vertiginosa immersione nella poesia di Dante. E da un lato ne recupera sostanze visionarie ed enigmi, sapienze e tensioni e dall'altro determina con rigore il proprio stile.

 

Quello stile di poeta civile che abbiamo già incontrato nei suoi lavori poetici «dedicati» ai grandi personaggi della storia e delle idee: da Giordano Bruno ad Aldo Moro, da Federico II a Sigmund Freud. Passando per territori, strade, geografie umane, case, nature, spaccati storici, tensioni sociali, visioni, palazzi antichi, terribili cronache del nostro tempo, memorie d'infanzia, dolcezze ed amarezze...

 

E in tutto questo valicare «ombre e sembianze» (come titolava una bella ed antica rubrica lo stesso Rino Mele, omaggiando il poeta di Recanati) c'è sempre una costante. Una costante da leggersi nella magistrale capacità di Rino Mele di incedere dentro un rigore morale, firmando una poesia civile (e una forma narrativa) di estrema forza espressiva. Una costanza di una scrittura etica dove si ritrovano rimandi dichiarati ad una miriade di trame e spazi di esistenza.

 

IL CONFRONTO

 

Rino Mele con questa sua nuova incursione nella complessità della visione poetica diventa il facitore di una sfida al di là del tempo. E lo stesso confronto-rilettura che Mele realizza verso l'opera dantesca rimarca il valore della poesia come inesauribile nutrimento, Smisurata sorgente di vita. Ma anche grande impegno, rigore stilistico, scommessa espressiva per sondare il profondo, Il titolo «Futuro anteriore del verbo precipitare.

 

Dante Alighieri» sta lì ad indicarci un processo di infinita trasformazione, un desiderio di «divenire» sempre dove la «Vita Nova» e la «Commedia» sono la bussola di magistrali viatici. E questa navigazione in 36 stazioni del poema di Mele svelano la grande poesia dantesca come materia viva, incandescente. pulsante, oltre qualsiasi celebrazione del tempo (o anniversario).

 

Insomma, questo poema ci dona - ancora una volta - l'incandescenza, la bellezza, la necessità e l'infinita presenza della «poesi» (che ci ricorda Rino Mele è come nel primo canto del «Purgatorio» Dante nomina la poesia).

 

 


Aggiungi commento