Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

22/12/24 ore

Folli, Veltroni, Follini, Martelli con Emma Bonino parlano del libro di Spadaccia ‘Il Partito Radicale’




 

Sul ponderoso libro di Gianfranco Spadaccia (Il Partito Radicale - Sessanta anni di lotte tra memoria e storia - Sellerio editore) ritorneremo, come Agenzia Radicale e Quaderni Radicali, con una attenta disamina di questo che è sicuramente una ricostruzione seria e approfondita della vicenda del Partito Radicale, provando a testimoniare quello che direttamente abbiamo avuto modo di vivere in quella esaltante, magnifica e complessa avventura che ha attraverso larga parte anche della nostra vita. 

 

La presentazione del libro giovedì 20 gennaio, presso laFeltrinelli alla Galleria Alberto Sordi in Roma, offre però la possibilità per qualche riflessione partendo da quanto hanno detto coloro che hanno presentato il libro, moderati da Emma Bonino: Stefano Folli, Marco Follini, Claudio Martelli e Walter Veltroni.

 

Antonello Marulo ha realizzato per la redazione, in un video allegato, una sintesi dell’evento. Ma scorrendo tra i vari interventi ecco le considerazioni che gli stessi ci hanno suscitato.

 

Stefano Folli, intellettuale e giornalista ha sottolineato che la storia radicale si è sviluppata attraverso una trasmissione orale. “Nessun carattere agiografico però è presente nel lavoro di Spadaccia, …  si tratta di un libro che colma un grande vuoto, lo fa con taglio storico, quello di consegnare la vicenda complessiva del Partito Radicale, che è un pezzo importante e decisivo della storia politica italiana del dopoguerra, alla sua reale dimensione…”. Dalla sua nascita ribadisce Folli, dal suo sorgere, all’inizio degli anni cinquanta, nel cuore  del Il Mondo di Mario Pannunzio e quello che questa testata ha rappresentato. L’idea di quella unità delle forze laiche, insomma il sogno della terza forza che potesse incunearsi tra le due chiese, la Democrazia Cristiana e il PCI … 

Quella di Pannella e dei radicali è stata una azione sui diritti ma sempre iscritta nella logica del raggiungimento di un obiettivo politico generale: smuovere le forze laiche e risvegliare in loro la passione, non solo come manovre di palazzo; allargare ai socialisti questa traiettoria svincolandoli dai comunisti e realizzare una piattaforma riformista, ma anche con il simbolo e l’iniziativa della Rosa nel pugno lasciare un ponte e fare uscire il PCI dalle sue ingessature e diventare strumento di democrazia. Quella radicale è stato una funzione politica e intellettuale e nel libro si ritrovano queste emozioni e questa storia politica … 

 

Per Marco Follini, dal libro di Spadaccia descrive fedelmente le caratteristiche del Partito Radicale  e il suo percorso di minoranza i sfida. “… I partiti della prima repubblica avevano alle spalle anni e anni di storia…. E pensavano di avere davanti a se anche anni di futuro. Insomma eravamo partiti monumentali sorretti dalla certezza che saranno sempre stati lì … una storia che  ci sembrava eterna. Il Partito Radicale era diverso, non ideologico, movimentata, avremmo detto leggero, ma con una sua complessità, ma per la sua leggerezza è costretto a reinventarsi ogni volta… non poteva dare per scontata la sua esistenza… aperto al nuovo e alle novità …”. Follini poi sottolinea una duplice questione: era un partito che aveva un forte senso delle istituzioni ma forse con un sottile sentimento che occhieggiava alla antipolitica. (E questa, a giudizio di chi scrive, è una interpretazione che non risponde al vero. Non c’è un nodo non sciolto ma decisamente è l’opposto della lettura di Follini di essere stato indirettamente l’antesignano dell’antipolitica … ndr). Comunque per l’intellettuale democristiano, attento alle cose radicali, il PR ha gettato un ponte tra due sponde politiche.

 

Emma Bonino, presentando Walter Veltroni lancia una provocazione politica chiedendo all’interlocutore le ragioni della preclusione fatta a Marco Pannella (e poi anche a Sergio D’Elia) quando furono sottoscritti gli accordi di alleanza politica tra PD e radicali nelle elezioni politiche nella XVI legislatura nel 2008. (… La risposta di Veltroni, sempre a giudizio di chi scrive, è stata decisamente debole sul piano politico. Affermare che questa scelta fosse dettata dalle differenze caratteriali tra l’allora segretario del PD e il leader radicale è decisamente fragile e accantona la parte più rilevante della questione: il fatto che la forza e la personalità di Pannella era tale da aprire il contenzioso storico tra due culture della sinistra che il PCI e dopo Pds e Ds ha sempre escluso per non affrontare la mai risolta questione liberale al suo interno ndr).

 

Veltroni comunque ha sottolineato che il libro è una ricostruzione importante sulla storia italiana dal dopoguerra ad oggi e anche un libro sulla storia e la cultura radicale. “…Il mio PD puntava al bipolarismo, questa era la mia prospettiva. Quella radicale ha conseguito una parziale vittoria nel cambiamento della società italiana, poi c’è la sconfitta sul piano istituzionale di tutti i partiti. Il disegno che in diversi momenti mira a dare un corretto rapporto tra elettori e eletti non si è realizzato…”.

 

La confusione, in cui l’Italia si trova, è figlia di tutto questo. Dopo la costituente non c’è mai stato, da parte dei partiti, una strategia che uscendo dai dati di parte desse forma ad una democrazia dell’alternanza. Il Partito Radicale è riuscito a far convivere in ogni caso una critica della partitocrazia ma è stato anche stimolatore di dinamiche (vedi i microfoni aperti di Radio Radicale…) che proponevano e anticipavano il linguaggio che oggi ci domina. (… questo però stupisce perché quello che era nella pancia degli italiani era il prodotto del consociativismo che proprio il  PCI e poi i suoi derivati hanno contribuito a formare nella percezione all’opinione pubblica. Averla rilevata non è una colpa, ma descrive la responsabilità dei partiti, in primo luogo PCI e Dc, a promuovere l’ammorbamento di un processo di regime di cui oggi scontiamo le conseguenze… ndr)…

 

Ad un certo punto si sente il bisogno di fare una storia. Ed è quello che ha fatto Spadaccia con questo libro che è un regalo per tutti noi - ha sottolineato Claudio Martelli -. Un regalo che è ancora più prezioso perché il racconto che vien fatto non trascura il contesto generale in cui l’iniziativa radicale si realizzava, donando quella vittorie “totali” che hanno cambiato la società…”  La fertilità delle idee ha fatto crescere la parte migliore della società, anche attraverso il metodo delle compagne su singoli temi che è il modo migliore di coinvolgere i cittadini.

 

La politica diceva Pannella è l’arte di rendere possibile l’impossibile. A sinistra l’area laica, socialista, radicale, liberale - oggetto di vero ostracismo DC/PCI - non mirava ad abbattere il partito comunista ma a cambiarlo…. La battaglia sulla Giustizia Giusta (… che ancora oggi è in agenda con i referendum della prossima primavera, è utile ricordiamo … ndr), resta fondamentale. Non si trattava di contrapporre legalità a illegalità… quello che si è definito, per esempio con Mani Pulite, è stato uno scontro tra illegalità e illegalità…

 

Chi si illude di aggirare la storia commette un grave errore. Il passato si vendica, il passato va capito e alla fine si può dire che il passato ci salverà, ha concluso Martelli.

 

Gianfranco Spadaccia ha ribadito in conclusione che la motivazione maggiore nel realizzare questo corposo lavoro era per lui un processo di liberazione da quello che avvertiva come un peso, il peso di un senso di fallimento, pur nella convinzione dei grandi risultati ottenuti. Il sentirsi sconfitti nella società e nelle istituzioni, per chi ha tentato di arrivare a delle soluzioni di riforma dello stato e della società e non c’è riuscito … Sento che c’è chi mi dice, come il mio amico Angiolo Bandinelli, che non è vero che si tratta di un fallimento. “Abbiamo fatto tutto quello che si doveva e si poteva fare…”. “Ha ragione - dice Spadaccia - ma anche penso che io non ho torto”. 

 

Se alla fine del cambiamento nella società resta però il fatto che le istituzioni falliscono e i diritti e i doveri di tutti rischiano di saltare, resta il dramma che sia la democrazia a saltare. É su questo che stiamo facendo i conti in questi ultimi venti, trent’anni…. Il populismo e il sovranismo sono un salto di qualità rispetto a prima… 

 

“… E in questo senso ho avvertito il bisogno di ricostruire il passato per guardare al futuro… “.

 


 

- “Il Partito Radicale" di Gianfranco Spadaccia - Presentazione (Agenzia Radicale Video)

 

 


Aggiungi commento