Se il primo volume è il resoconto razionale ed emotivo dei numerosi viaggi compiuti per accompagnare scolaresche e adulti nei campi di sterminio, il secondo si potrebbe definire di più come una descrizione dettagliata dei luoghi disseminati in tutta Europa nei quali i nazisti hanno vessato e massacrato milioni di esseri umani innocenti, soprattutto ebrei, ma anche zingari, oppositori politici, omosessuali, invalidi e persone generalmente scomode per il regime.
KZ 2, sempre di Davide Romanin Jacur e pubblicato da Ronzani Editore, si pone indubbiamente a continuazione del primo volume (KZ, già recensito per Agenzia Radicale), tanto che, oltre allo stile, anche la copertina è molto simile, differenziata soltanto dall’emblematica presenza di due strisce bianche.
Nonostante questo, però, il taglio è diverso: più tecnico e descrittivo, appare emotivamente più distaccato. Si potrebbe dunque definire come il risultato di una ricerca in cui i fatti e i numeri sono preponderanti. Anche la suddivisione è diversa: nel primo volume c’è una netta distinzione fra i campi di sterminio, presentati in ordine alfabetico, gli altri luoghi collegati alla Shoah e le riflessioni su tematiche attuali riguardanti l’argomento.
In questo secondo, invece, la ripartizione segue più un criterio storico e un’organizzazione per aree geografiche, offrendo, così, una visione più ampia sulla guerra e sulle azioni naziste. I primi capitoli, infatti, sono dedicati agli Stati sotto l’influenza hitleriana già prima dello scoppio della guerra (Germania, Austria e Repubblica Ceca) e alle Nazioni satelliti (Slovacchia e Ungheria), con una breve, ma esaustiva parentesi dedicata ad alcune riflessioni sui pregiudizi riguardanti la cosiddetta finanza ebraica.
Dopo una schematica, ma dettagliata cronologia delle invasioni tedesche e delle azioni dell’alleato italiano, un ampio capitolo è dedicato alla Polonia, suddiviso a sua volta in campi di sterminio, ghetti forzati e altri luoghi teatri di massacri. C’è poi lo sviluppo cronologico della soluzione finale (con in fondo una breve riflessione su Eichman): nonostante, infatti, l’enorme e diffusissimo antisemitismo, il Terzo Reich inizialmente si proponeva “soltanto” di costringere gli ebrei ad abbandonare il Paese.
Con l’annessione dell’Austria prima e della Boemia e Moravia poi, però, “il numero degli ebrei che si trovavano nei territori che si volevano liberi da essi, era superiore a quanti erano stati indotti all’emigrazione dalla sola Germania”. Inoltre, gli Stati che fino a quel momento avevano accolto i profughi, cominciarono a “mettere forti limiti all’accoglienza: tra questi la Svizzera, la Svezia, la Francia, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti”.
Fu così che si passò alle prime eliminazioni fisiche, poi agli eccidi di massa ed infine, nel 1942, al vero e proprio progetto scientifico genoocidario.
L’autore ritorna quindi al percorso geografico con i capitoli dedicati alle nazioni invase, prima ad ovest, poi a sud e, separatamente, all’Unione Sovietica, suddivisa a sua volta in varie direttrici: la parte meridionale (Moldavia e Ucraina), quella settentrionale (Baltico) e la zona centrale (Bielorussia e Russia).
Per ogni Paese si sofferma sui dati numerici, storici e socio economici della presenza ebraica. Fra una tappa e l’altra l’autore risponde ad alcune delle domande più comuni, quali “Cosa vuol dire popolo eletto” “In cosa consiste la religione ebraica” “Cos’è la preghiera”, “Dov’era Dio” e così via.
Fra le tante argomentazioni proposte, colpisce anche il paragone, passo dopo passo, fra il comportamento della Germania hitleriana e quello della Russia putiniana.
Anche in questo volume sono presenti numerose fotografie, per lo più dell’epoca e cartine geografiche, tutte in bianco e nero.
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