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26/12/24 ore

Achille Bonito Oliva e l' "Arte Totale" del Gruppo 63


  • Giovanni Lauricella

"Arte totale: il Gruppo 63", a cura del critico Achille Bonito Oliva, celebra all'Auditorium di Roma e alla Fondazione Marconi di Milano i 50 anni dalla nascita del gruppo che si costituì a Palermo nell' ottobre del 1963.

 

Mario Schifano, Nanni Balestrini, Sylvano Bussotti, Fabio Mauri, Gianfranco Baruchello, Giuseppe Chiari, Corrado Costa e Adriano Spatola, “otto artisti che provengono da diverse esperienze e che hanno lavorato sulla multimedialità per un' idea di arte totale, realizzata attraverso la contaminazione dei diversi generi con riciclaggi e assemblaggi, dalla pittura alla fotografia”, come dice Bonito Oliva.

 

Sono in mostra tre opere, selezionate tra quelle più rappresentative dei diversi linguaggi attraversati, dal "Paesaggio dedicato a Jean Luc Godard" di Mario Schifano a "Palle e spilli. Assemblaggio e sperimentazione di oggetti in rima" di Gianfranco Baruchello. Inoltre su di un tavolo sono esposti documenti e testimonianze dei poeti, scrittori, critici e studiosi che si sono relazionati a questo movimento che non ebbe un manifesto (da Umberto Eco a Germano Lombardi, da Elio Pagliarani ad Alberto Arbasino).

 

Forse più della mostra stessa sarebbe stato interessante l' incontro programmato con Achille Bonito Oliva, Gianfranco Baruchello, Andrea Cortellessa e Francesco Franco, che non è avvenuta per disagi causati sabato scorso dalla manifestazione pro TAV. Avrebbero potuto dirci qualcosa su talune questioni sollevate dal Gruppo, il che sarebbe stato essenziale specie per chi poi ha fatto della Transavanguardia il proprio cavallo di battaglia.

 

 

L’ arte totale, come è noto, fu teorizzata già nel 1851 da Richard Wagner e realizzata nel teatro di Bayreuth e nel castello del principe Ludwig di Baviera. Utopie che continueranno in ambito letterario con i Simbolisti, con i decadenti come J. K. Huysmans (il cui romanzo programmatico, A’ rebours , in italiano Controcorrente, uscì nel 1884), o, per tornare nel campo artistico, con William Morris in Arts and Crafts, col fecondo periodo della Secessione Viennese, fino ad arrivare alla Bauhaus e al Futurismo, fenomeno, questo, non solo italiano.

 

Il Gruppo 63 rappresenta un’ innovazione di questo genere, che rimbalzò Oltreoceano con quel complesso lavoro che poi sarebbe sfociato nella Factory di Andy Warhol, fatta da artisti che hanno avuto la fortuna di dire molto di più degli italiani, raggiungendo quindi una popolarità assoluta con il cinema e la canzone, arti cosiddette minori che da noi hanno sempre stentato ad affermarsi.

 

La New Way o l'Underground, se ci si sofferma un attimo a pensarci, era animata dalla stessa spinta culturale operata da artisti che non si ritenevano soddisfatti dell'arte istituzionale. Basta pensare all'eco che sta avendo la morte di Lou Reed, legato per l'appunto a Andy Warhol, per capire che certi nostri input dopo aver fatto il giro del mondo ci ritornano molto più stimolanti ed interessanti.

 

 


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