L'arte minimalista è un'arte noiosa e deprimente proprio perché si basa sull'esemplificazione estrema di monocromie dalle forme essenziali; se poi è il bianco il tema centrale, vi potete immaginare quanta freddezza possa emanare una mostra del genere.
Il rigore e la notevole precisione trasformano forme altrimenti trascurabili in opere d'arte e in questo Ettore Spalletti è un genio capace di trasformare l'impercettibile in una sofisticata sensazione artistica. Sono tutti grandi quadrati o rettangoli di varia dimensione dalle chiare tinte pastello che si susseguono in un unica sala, che, come dice l'artista, danno il colore al bianco delle pareti: effetto, questo, prodotto dall'opera d'arte che supera la cornice.
Meglio lo si comprende da un'intervista di Paolo Vagheggi all'artista che dichiara: “Questa è forse la cosa che mi interessa di più, quando il quadro si assume lo spazio interamente, e allora diventa tutto (...). Non v'è più la cornice che delimita uno spazio. Togliendola, il colore si assume lo spazio e invade lo spazio. E quando questa cosa riesce, è miracolosa”.
Peccato che queste opere siano collocate tutte insieme in un solo spazio, il che ne ostacola la comprensione e la fruizione. Non voglio aggiungere l'altro problema, forse preponderante, quello cioè dell'involucro architettonico così prepotentemente forte creato da Zaha Hadid.
Certo è che il MAXXI poteva investire di più che una sola sala, vista oltretutto l'importanza dell'artista, che farebbe parte della rassegna dei grandi maestri italiani contemporanei, iniziata con Gino De Dominicis, e proseguita con Pistoletto e Boetti.
La cosa curiosa è che l'intera mostra consta di solo sei opere e tutto il progetto espositivo è ripartito in ben tre importanti musei oltre al MAXXI, il MADRE di Napoli e il GAM di Torino, dove ci sono altre opere per un totale di settanta. In pratica ne esce penalizzato il maestoso MAXXI, che si aggiudica la quantità minore di opere da esporre rispetto agli altri due musei che sono più piccoli. Insomma non è una mostra a KM 0, ma questo non è un problema artistico.
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